Questa casa era una proprietà della famiglia Dehon, che apparteneva ad un ambiente agricolo benestante. Il padre era allevatore di cavalli e un notabile della città. Sarà sindaco del paese, successore di suo padre, e lascerà il posto a suo figlio Enrico, fratello di Padre Dehon.
È in questo contesto che nasce Leone Gustavo Dehon, il 14 marzo 1843, da Fanny Vandelet e da Giulio Alexander Dehon… Crescerà in questa casa fino a quando partirà per il collegio di Hazebrouck, dove farà il suo ingresso a 12 anni con il fratello Enrico il 1° ottobre 1885 frequentando la quarta classe: “Sia per sempre benedetto questo giorno, scriverà Padre Dehon, in questo giorno ho ricevuto tante grazie che non posso ripensarci senza sentirmi commosso e riconoscente… La regola della casa era “virile” scrive Padre Dehon: “alzarsi presto, poco riscaldamento in inverno, tanto lavoro… poche vacanze: non rivedevo la mia famiglia che a Pasqua e alle ferie”… (NHV 13 v)
Quando arrivavano queste rare vacanze, Leone raggiungeva La Capelle dove insieme ad alcuni membri della famiglia o a un gruppo di amici, faceva qualche viaggio. Fu nell’estate del 1856 risale la Mosa con monsieur Demiselle, visitando Námur, Liegi, Aix la Chapelle e Colonia.
Il vescovo di Cambrai, da cui dipendeva Hazebrouck, conferì il sacramento della Cresima soltanto durante le vacanze estive. Perciò a Leone Dehon gli fu conferita il giorno della Pentecoste del 1857, in una diocesi vicina, nel collegio di Poperinghe, che dipendeva dal vescovo di Bruges. Il Padre Dehon ne prenderà, più tardi nota, nella Storia della mia vita, scrivendo così: “Nostro Signore mi ha formato questa sicurezza che non era naturale… quello che mi attirava nella vocazione, era a volte il desiderio di unione con Nostro Signore, altre lo zelo per la salvezza delle anime… o ancora il bisogno di grazie abbondanti per salvarmi… Io volevo essere religioso e missionario… nei miei momenti di generosità arrivavo perfino a desiderare il martirio…”.
Il 16 agosto 1859, Leone passa il suo baccalaureato in lettere. “Era come una tappa della mia vita che stava per finire… Dovevo abbandonare questa terra di fede… portavo con me … il gusto della pietà, lo zelo per le opere, una fede illuminata, amicizie salde, una conoscenza sufficiente della mia vocazione”… (NHv 30r). A ottobre inizierà la sua vita come studente a Parigi, e ogni volta che potrà, tra gli studi e i grandi viaggi, farà scalo nella sua casa di La Capelle.
Il 10 ottobre 1997, la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore diventerà proprietaria della casa natale di Padre Dehon, che la famiglia stessa desiderava vendere prioritariamente alla nostra Congregazione. Acquistando questa sede, il Consiglio Generale voleva farne soprattutto un luogo di approfondimento e divulgazione dello spirito dehoniano. Intanto siamo al 2 dicembre 1998, giorno in cui il padre Bernard Radin e il fratello Pierre Auger, prenderanno possesso di questi luoghi. Ufficialmente saranno accolti domenica 21 febbraio 1999 dal padre Rocou, curato decano di La Capelle.
Nel mese di aprile il padre Pedro, spagnolo e il padre Stanislas, polacco arriveranno per rinforzare la comunità. Il 14 marzo 1999 ci fu l’apertura ufficiale della comunità di La Capelle alla presenza del consiglio provinciale, della comunità di Saint-Quentin e di alcuni religiosi da Parigi.
Furono avviati importanti lavori di ristrutturazione dotare la casa di confort e una reale capacità di accoglienza.
Nel 2010, la comunità dei Sacerdoti del Sacro Cuore ha preso in carica la parrocchia di La Capelle con il padre Joseph Gasik in qualità di prete moderatore. É con questa responsabilità che inizia la prima fase per la costruzione di un progetto più specifico e originale adatto a questo luogo.
Stéphanie Adèle Belzamine Vandelet (1.12.1812-19.3.1883) – contrariamente a suo marito – è contrassegnata da una educazione che insiste molto su di una religiosità personale e irradiante.
Stéphanie A.Vandelet dà alla luce tre bambini, ma all’età di soltanto quattro anni muore il piccolo Léon, alcuni mesi prima della nascità di Léon Gustave Dehon. Nelle sue memorie P. Dehon descrive sua madre piangere quando ricordava il figlio defunto; quando LéonGustave Dehon, all’età di quattro anni, cade gravemente ammalato orribili timori sorgono nella madre. Dopo il recupero di Léon, Stéfanie A. Vandelet si tiene ancora più vicino suo figlio.
“Di tutti mia madre ha avuto il più grande influsso su di me e la sua tomba mi parla ancora di un’autorità, che mi penetra profondamente” (NQT XII/1897, 72) – così ricorda sua madre il p. Dehon nel 1897. È da lei e con lei che Léon impara a pregare, con lei va alla chiesa, lei sta all’inizio dei suoi primi ricordi religiosi, lei lo ispira alla devozione del Sacro Cuore, della Madonna (La Salette) e di San Giuseppe, i santi dell’infanzia della madre sono anche quelli che accompagnano il figlio (Luis de Gonzaga, Stanislas Kostka). Egli stesso descrive il genere particolare del ‚processo educativo’: “La bell’anima di mia madre passava un po’ nella mia…” (NHV I/6v).
L’ unica delusione che Léon Dehon ha vissuto (o ritenuto) da parte di sua madre riguarda la sua decisione vocazionale.Léon Dehon era cosciente dell’opposizione di suo padre, ma contava molto sull’aiuto di sua madre. Però: “Mia madre, sulla quale contavo tanto per aiutarmi, mi abbandonò completamente. Era pia e desiderava che anch’io fosse pio, ma il sacerdozio la spaventava. Per lei sembrava come se io non appartenessi più alla famiglia, come se io fossi perso per lei” (NHV IV/101).
Negli ultimi anni della sua vita Stéfanie Adèle Vandelet è quasi paralizzata. Cyrille Petit, un amico di Léon Dehon e parroco di Buironfosse la visita regolarmente a nome del suo amico. Nelle sue lettere segnala, come la madre del p. Dehon si prepari alla morte: “In ogni mia visita credo di constatare che nostro Signore perfeziona quest’anima bella e la purifica per il cielo. Ecco ancora quante grazie sgorgano dal divin Cuore!” (lettera del 5.1.1881, citata in NHV XIV/148)
Il 19 marzo 1883 Stéfanie Adèle Vandelet muore all’età di 69.
Il rapporto di Léon Dehon con il suo padre Jules Alexandre Dehon (1814-1882), oltre da una profonda e tenera venerazione, è contrassegnato spesso da conflitti e da una mancanza di reciproca comprensione. Nelle prime pagine delle memorie del P. Dehon il diverso sviluppo di entrambi diventa chiaro: “Mio padre non ha avuto la fortuna di una educazione cristiana completa. Dalla sua educazione in famiglia ricevette un senso di equità e di quella bontà, che lo caratterizzò per tutta la vita. Ha lasciato la pratica della vita cristiana nel collegio, comunque ha mantenuto il rispetto e la stima per la religione. “ (NHV I/4v)
Jules Dehon appartiene a quella generazione francese che per la prima volta e nel modo più efficace è stata scristianizzata dall’insegnamento pubblico. L’intero orientamento vocazionale o professionale di Léon Dehon è fonte di dispute infinite, quando per esempio Léon per la prima volta sta per comparire a La Capelle in sottana; la stessa incomprensione quando Léon fonda l’Istituto St. Jean e la Congregazione e cosi pone fine ai sogni di suo padre per una carriera ecclesiastica.
D’altra parte, ricordando queste difficoltà, non si deve perdere di vista il fatto che la resistenza del padre ha fatto maturare la decisione del figlio per il suo camino. Inoltre gli studi ed i viaggi, che sono stati fondamentali per lo sviluppo personale di Léon Dehon, andavano sempre sul conto del padre – un fatto, che anche Léon Dehon nelle sue memorie intende riconoscere. Il figlio lungo la sua vita conserva un atteggiamento affettuoso e profondo per suo padre, atteggiamento che probabilmente è più essenziale delle difficoltà sopra sviluppate. Così Léon Dehon in una lettera all’occasione della morte di Jules Dehon:
“Il mio povero padre fino alle fine si mostrò con una fede e una carità ammirevole. Ci consolò tutti e ci nascondeva le sue sofferenze. Si era comunicato il giovedì. Ieri aveva ricevuto l’estrema unzione. Fino all’ultimo momento rimase dolce, affabile e paziente. Ci ha fatto un congedo commovente. ‘Parto, disse, con la fiducia che i miei figlio conserveranno l’onore del mio nome.’ Disse questo con grande nobiltà tendendoci le due mani. Ha fatto generosamente il suo sacrificio. ‘Vi amo veramente, disse, però sono felice di andare a vedere Dio.’ La benedizione di Dio fu sensibile presso questo letto di morte.” (Lettera al P. Falleur, 10.2.1882)
Il 24 marzo 1843, 10 giorni dopo la sua nascita, P. Dehon viene battezzato nella chiesa parrocchiale di La Capelle dal parroco Prosper Hécart (Don Hécart esercitò il ministero di parroco dal 1830 al 1855). La chiesa, descritta da p. Dehon come “misera”, sarà sostituita in seguito da una nuova chiesa parrocchiale, costruita tra il 1884 e il 1866.
“Il 24 marzo si celebrava la festa di un martire bambino, san Simonino. Ma soprattutto erano i Primi Vespri della festa dell’Annunciazione. Sono stato felice, più tardi, di unire il ricordo del mio battesimo a quello dell’Ecce Venio di Nostro Signore. Ho attinto una grande fiducia da questa concomitanza. L’Ecce Venio del Cuore di Gesù ha protetto e benedetto il mio ingresso nella vita cristiana. Nostro Signore non sarà certamente dispiaciuto se vedo in questa coincidenza una attenzione particolare della sua provvidenza in vista della mia attuale vocazione di sacerdote-vittima del S. Cuore. Ho sempre attribuito uno speciale culto al ricordo del mio battesimo” (NHV I/1r s.).
Per la madre del Dehon, il nome Leone era legato alla memoria di un altro figlio dello stesso nome che era morto all’età di 4 anni, solo pochi mesi prima della nascita di Leone Dehon. Il ricordo di questo bambino morto ritornerà spesso nell’infanzia del Dehon. Ma per la madre il nome Leone faceva anche riferimento al “Pontefice della sua fanciullezza” (NHV I/2v), il papa Leone XIII. Il nome Gustavo invece era stato scelto in onore del padrino e zio Edouard Gustave Dehon, fratello del papà di P. Dehon.
Sempre nel racconto del suo battesimo, Dehon parla a lungo dei santi di cui portava il nome: Leone Magno e Agostino (Gustavo non era il nome di un santo, ma derivava da Agostino). È significativo vedere come descrive i due Santi:
“Spero che un giorno mi accoglieranno come amico, avendo tributato loro tante volte la mia amicizia e la mia confidenza. Per quanto riguarda Leone Magno, apprezzo soprattutto la sua elevata dottrina teologica, il suo splendido stile, la sua dolcezza, la sua dignità; in Agostino ammiro il pentimento e le lacrime, che vorrei fossero le mie, e anche il suo grande cuore, il suo ardente amore per Nostro Signore” (NHV I/2r).
Un santo apprezzato per la sua intelligenza e l’altro per il suo cuore; queste poche righe riflettono chiaramente gli ideali verso cui P. Dehon orientava la sua stessa personalità.
Henri Louis Dehon (1839-1922) era il fratello maggiore di Leone. I suoi gusti si armonizzavano perfettamente con quelli del padre, sia riguardo al commercio della birra, come per le colture dei campi e l’allevamento dei cavalli.
Enrico e Laura Longuet (che sposò nel 1864) ebbero due figlie. La minore, Laura Amelia Enrichetta, nata nel 1868, maritata nel 1889, morì senza figli nel 1896. La primogenita, Marthe Marie Louise, nata nel 1865 sposatasi in prime nozze con Desiderio Malézieux e in seconde nozze con il conte Roberto de Bourboulon ebbe tre figli maschi. Morì nel 1951.
I rapporti di p. Dehon con suo fratello Enrico, come risulta dalla corrispondenza, dalle Memorie e dal Diario, sono cordiali. Per es. Enrico, p. Dehon va a La Capelle a festeggiare l’onomastico del fratello. È suo ospite quando, dopo la morte dei genitori, si reca a pregare sulla loro tomba. Ritornando da Roma in Francia, se la famiglia di Enrico si trova al mare, a Cannes, p. Dehon trascorre qualche giorno in loro compagnia.
Enrico Dehon, sindaco di La Capelle per quasi trent’anni e consigliere generale dell’Aisne, si impegnò sempre per il trionfo della causa cattolica. Ricordando la sua morte, avvenuta nel febbraio 1922, p. Dehon scrive nel Diario: “Domenica 19, mio fratello era molto malato a Parigi a casa delle sue figlie. Mi reco e assisto alla sua ultima ora. Fa una bella morte, molto cristiana, circondato dai suoi. È stato preparato dal superiore generale dei Padri di Sion. Egli fu un giusto. La sua vita fu molto degna e ha fatto del gran bene. Siamo stati sempre molto uniti… Mio fratello fu un apostolo con l’esempio di una vita seria e cristiana.” (NQT XLIV/1922, 42)
Ovunque Leone Dehon era capace di sentire e gustare la natura e ciò diventava in lui una vera esperienza religiosa. Tutto questo appare chiaramente nei suoi racconti di viaggi. Fin dalla prima fanciullezza il giardino paterno dietro la casa Dehon aveva una per lui una importanza e un significato particolare. Nel giardino egli coglie fiori e piante ornamentali per decorare la piccola cappella dove celebrare la Messa.
Più tardi, durante le sue vacanze di seminarista, il giardino dei La Capelle divenne – oltre la camera nella piccola torre della casa – il luogo dove continuare a praticare la vita spirituale scoperta a Roma. “È sempre un dolce ricordo per me ripensare alle ore e ore spese in giardino, passeggiando tutto intorno e facendo i miei pii esercizi” (estate 1866, NHV V/36).
Nessuna meraviglia che il giardino divenga anche paradigmatico nel suo insegnamento catechistico (è una cosa normale alla fine del XIX secolo): un esempio chiarissimo lo abbiamo in una lettera dell’aprile 1877 a sua nipote Marthe, un anno dopo la sua Prima Comunione (forse a noi che viviamo cento anni dopo la cosa può sembrare un po’ strana):
“Mia cara Marthe,
Credo che presto sarà un anno che abbiamo passato insieme delle meravigliose giornate. Noi preparavamo un piccolo giardino, la tua anima. Poi vi abbiamo piantato alcuni fiori deliziosi, la buone risoluzioni. Hai mantenuto freschi questi fiori in tutto questo tempo? O li hai lasciati appassire o seccare? Quel luogo di pace è ancora fiorito con i gigli della purezza, le rose dell’amore e le viole dell’umiltà e dell’obbedienza? Il Signore Gesù scende qualche volta a deliziarsi in questo splendido luogo? Per mettermi in pace, è sufficiente che tu mi dica che stai facendo quello che puoi.
Sarei felice di vederti presto. Ringrazia papà e mamma per gli auguri. Ricorda tutti noi nella preghiera. Il tuo caro zio – L. Dehon”
Questa lettera non solo testifica l’affetto di uno zio verso la nipote, ma è anche un esempio di come la sua esperienza della natura entrasse potentemente nel suo discorso su Dio.
1887 – “Nel 29 maggio consacrazione della chiesa di La Capelle. Cerimonia toccante in sé e molto commovente per me perché questo santuario succede a quello in cui ho ricevuto il battesimo e la prima comunione e dove spesso pregavo con mia madre. Prego per questa cara parrocchia dove il servizio di Nostro Signore è molto povero e imperfetto per la maggiore parte delle anime”. NHV 15/64.
Infanzia
14 marzo 1843 : nascita a La Capello in Francia
24 marzo 1843 : battesimo
4 giugno 1854 : Prima Comunione
1 giugno 1857 : Cresima
Communauté des Prêtres du Sacré-Coeur
10 Rue du Général de Gaulle
02260 La Capelle – Francia