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Dehon e Torino

Don Bosco

I Salesiani a Valdocco

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Dehon e Torino

Ho visitato Torino come amico delle arti, ho dovuto vederlo più volte come pellegrino e attingere grazie preziose della Sindone, della Madonna Ausiliatrice e di Don Bosco.

 

22 ottobre 1865

135-140 [Torino]  – Torino ha tutte le qualità delle città moderne: strade diritte e allineate, gallerie coperte, colonnati e numerose piazze. Ma manca dei capolavori di architettura e scultura che il Medioevo e il Rinascimento hanno accumulato altrove. Il castello e la cattedrale costruiti nel XV secolo con mattoni non hanno niente d’interessante al di fuori. La facciata del Palazzo Madama costruita nel 1720 da Juvara con due ordini di architettura è ricca e armoniosa. L’unica arte originale a Torino è negli audaci tentativi di Padre Guarini nel XVII secolo, nella Cappella della Sindone e nella Chiesa di San Lorenzo.

Che preziosa reliquia è la Sacra Sindone! Come preghiamo bene al suo altare!

Il Museo dell’Armatura ha pezzi preziosi, come: un’aquila romana della Legione VIII; una testa di ariete o un rostro; una scimitarra attribuita a Costantino il Paleologo; una spada di ferro, semplice e pesante, che si dice provenga da San Maurizio, capo della legione di Tebe.

Il museo della pittura è uno dei nostri bellissimi musei in Europa. Tutte le scuole sono ben rappresentate. Ho notato i seguenti dipinti. – Gaudenzio Ferrari, piemontese, una deposizione della croce, disegno raffinato e bei colori; Cesare da Sesto, una Madonna, bella di colore e sentimento; Garofalo, Gesù con i dottori, ben disposto e studiato. La Vergine con il sipario è davvero di Raffaele? Non è una copia? I capelli, vestiti, sfondo non sono trattati. Tiziano ha un ritratto ben fatto di Paolo III. Veronese ha tre grandi tele. Il pasto a casa di Simone è il più ben fatto. Cristo lì è annerito. La Maddalena è una bellissima veneziana in abito di seta. Un gruppo vivace e rispettoso si precipita intorno a Cristo. Il tavolo è allestito di fronte a un portico sotto il quale gli schiavi conversano. Quanto distano queste scene semi-realistiche dalle pure concezioni di Fra Angelico! – Guercino ha una bellissima Madonna. Caino che uccide Abel di Elizabeth Sirani è in un tono cupo e noioso. Le quattro stagioni di Albane sono dei capolavori. I piccoli geni aggraziati lavorano lì con Vulcano in inverno e con Cerere in estate.

– Per le scuole fiamminghe e olandesi, si può menzionare: un Lucas di Leida, Incoronazione di Enrico IV, in una chiesa ogivale, disegno attento, colori affascinanti, gruppi viventi di mendicanti e monaci. – Da Jan Mabuse un trittico: Calvario, disegno armonioso, tinte tenui, come Van Eyck. A Memling viene attribuita un’immagine curiosa di Gerusalemme e del Getsemani in linea con tutte le scene della passione al loro posto. Le figure sono finite e ordinate come nelle miniature. – Teniers, una taverna con giocatori di carte e uno studio del procuratore con consulenti. – Da Dou Una donna che sta raccogliendo dell’uva alla sua finestra – Da Potter, Prato e mucche – di Salaert un corteo a Bruxelles preso direttamente sulla piazza al momento della benedizione – di Wouwerman, Battaglia di Bicoque, vivace e ben disposto. – De Van Dyck, I figli di Carlo I e I figli di Savoia-Carignano, graziosi dipinti. – Di Rubens, una Sacra Famiglia, meraviglia di colori e chiaro-scuri, ma niente di religioso. Infine Rembrandt ha un ritratto di un vecchio rabbino e un borgomastro, che sono opere espressive e vigorose.

– La scuola francese ha una Sainte Marguerite di Poussin, L’alba e il tramonto di Claude Lorrain, notevole come colori e come prospettiva, e un bellissimo Ritratto equestre di Carlo Alberto (1834) di Horace Vernet.

Ho visitato Torino come amico delle arti, ho dovuto vederlo più volte come pellegrino e attingere grazie preziose della Sindone, della Madonna Ausiliatrice e di Don Bosco.

IV Cahier Notes sur l’histoire de ma vie – Quatrième période – Orient – 1864-1865

 

18 a 20 settembre 1888

295 Torino – Abbiamo anche dato a Torino alcune ore per venerare la sacra Sindone e pregare alla Madonna Ausiliatrice. Abbiamo visitato la stanza di Don Bosco. Quanto ero felice di pregare e umiliarmi dove questo santo fondatore ha lavorato così tanto per la gloria di Dio! Siamo saliti alla Superga. La vista è splendida, ma perché anche questo monastero è privato dei suoi pii abitanti?

NOTES QUOTIDIENNES – 4ème CAHIER – 12 novembre 1887 – 17 aprile 1890 [IV] 1888

 

29 dicembre 1917

8. – Il 28, Messa a Montmartre: non volevo dimenticare il Sacro Cuore. Sta nevicando, è una fatica.

– Ho finalmente il mio passaporto e me ne vado di notte. Il 29 di notte sono ancora a Torino. Parto il 30 alle 11 del mattino. Arrivo a Roma il 31 alle 10 del mattino e dico Santa Messa contento in Santa Chiara.

AD B. 31/42 – Inv. 531.05 – NOTES QUOTIDIENNES – 42ème CAHIER

 

Maggio 1920

116 – Belle cerimonie di beatificazioni e canonizzazioni: il 9, Louise de Marillac – il 13, Marguerite-Marie – il 16, Jeanne d’Arc.

Ci sono 300 vescovi. Visito quelli che conosco. Ricevo buone promesse per la nostra fondazione a Roma.

– Il 18, posa e benedizione della prima pietra da parte del Cardinale Vicario Pompilj (Pompilj, Basilio, cardinale. Nato a Spoleto nel 1858, ordinato sacerdote nel 1885 dopo gli studi al Seminario romano, cardinale diacono nel 1911, nominato vicario del Santo Padre il 7 aprile 1913 e consacrato vescovo l’11 maggio. Morì il 5 maggio 1931). 18 maggio 1920, posa della prima pietra. Questa è un’opportunità importante; Padre Dehon pronuncia un discorso in francese (vedi AD B. 37 / 6E, inv 661.02 e B. 40/8, inv 681.16, vedi anche B. 82/1, inv 1102.17). Si può ricordare che nello stesso giorno a Cracovia è nato il futuro Papa Giovanni Paolo II. Lo stesso Papa ha voluto sottolineare questo fatto durante la sua visita alla Basilica di Cristo Re per il LXX Anniversario (1990). 

– I cardinali Bégin e Ascalesi e l’assistente partecipano con alcuni vescovi e un pubblico scelto. – È una giornata memorabile per l’Opera.

– Il 24, Partenza per Genova, Albissola, Torino, Parigi. Viaggio lungo e faticoso. Visito Saint-Quentin che pulisce e ripristina un può. Arrivo il 30 a Bruxelles.

AD B. 31/43 – Inv. 531.06 – NOTES QUOTIDIENNES – 43ème CAHIER

 

Don Bosco

Parigi, "città mondiale" e multiculturale, è importante non solo da un punto di vista turistico, ma anche da un punto di vista politico, economico e finanziario e possiede una notevole rilevanza internazionale; i quartieri generali dell'UNESCO e dell'OECD, per fare un esempio, hanno infatti sede in questa città.

 

Biografia

Straordinario educatore e indimenticabile parroco, Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una famiglia contadina poverissima a Becchi Castelnuovo d’Asti (oggi rinominata Castelnuovo Don Bosco). Rimasto orfano di padre a soli due anni matura la vocazione sacerdotale fin da subito.

Nel 1841, giovane prete, arriva a Torino e comincia ad esplorare la città per farsi un’idea delle condizioni morali dei giovani. Ne rimane sconvolto. Ragazzi che vagabondano per le strade, disoccupati, sbandati e depressi pronti a qualsiasi cosa. Rimane inoltre profondamente impressionato dal constatare come tanti di quei ragazzi prendano da subito la via delle patrie galere. Capisce che non può rimanere indifferente a tutto ciò e decide di agire per cercare di sanare, come può, la difficile situazione.

Aiuta dunque i ragazzi a cercare lavoro, si prodiga per ottenere condizioni migliori a chi è già occupato e fa scuola ai più intelligenti. Nasce così nella periferia torinese il primo oratorio.
Nell’aprile 1846 apre a Valdocco nella “casa Pinardi” un oratorio intorno al quale nascerà col tempo il grandioso complesso della casa-madre dei Salesiani.

Il problema di accogliere non per alcune ore bensì a tempo pieno ragazzi senza casa diventa fondamentale ma si apre un problema di natura finanziaria. Don Bosco diventa promotore in prima persona della sua iniziativa e si mette alla ricerca di fondi.

La prima benefattrice è la madre Margherita che vende tutto quello che possiede per sfamare i ragazzi. Tra i giovani che hanno don Bosco per padre e maestro, qualcuno gli chiede di “diventare come lui”. Così nasce, con la cooperazione di don Rua e di don Cagliero, la “Società di San Francesco di Sales” che darà vita all’omonimo ordine dei Salesiani. I Salesiani danno ai giovani non solo pane e una casa, ma procurano loro istruzione professionale e religiosa, possibilità di inserirsi nella vita sociale e buoni contratti di lavoro.

Don Bosco diventa col tempo una figura di rilievo nazionale. Uomo di straordinaria intelligenza, tanto da essere spesso consultato da Papa Pio IX, era dotato di “poteri” quasi sovraumani e forse, per chi crede, di natura divina (ad esempio, ripeteva fedelmente intere pagine di libri dopo averle lette una sola volta), Don Giovanni Bosco rimase sempre altrettanto straordinariamente una persona umile e semplice.

Nel 1872, instancabile, fonda la Congregazione femminile delle figlie di Maria Ausiliatrice, detta delle Suore Salesiane.

Pochi anni dopo, è il 31 gennaio 1888 quando si spegne a Torino, circondato dal cordoglio di tutti quelli che lo avevano conosciuto, lasciando dietro di sé una scia luminosa di opere concrete e di realizzazioni.

Don Bosco venne dichiarato venerabile nel 1907, Beato nel 1929 e Santo nel giorno di Pasqua, 1 aprile 1934. Il 31 gennaio 1958 Pio XII, su proposta del Ministro del Lavoro in Italia, lo ha dichiarato “patrono degli apprendisti italiani”.

 

I Salesiani a Valdocco

Nel 1929, in occasione della Beatificazione di Don Bosco, il suo successore, Don Rinaldi, decise di trasformare quelli che erano gli ambienti utilizzati dal santo in un luogo di pellegrinaggio. Furono quindi eseguiti lavori di restauro...

 

Don Bosco a Valdocco – Cronologia 

12 aprile 1846 – Pasqua. Dopo più di quattro anni di peregrinazioni pone la sede  dell’Oratorio nella Cappella Pinardi (ex tettoia).

1846 – 1852 – Affitta e poi acquista la Casa Pinardi, organizza le scuole serali e  domenicali, l’ospizio per i giovani più poveri.

3 novembre 1846 – Don Bosco torna dai Becchi dopo un periodo di convalescenza, portando con sè a Torino-Valdocco anche sua madre, Mamma Margherita, che sarà sua collaboratrice per dieci anni e sarà una mamma per i suoi ragazzi, alcuni dei quali erano anche orfani.

20 giugno 1852 – Inaugura la Chiesa di S. Francesco di Sales.

1853 – 1863 – Costruisce nuovi edifici per studenti e artigiani, con laboratori per  falegnami, tipografi, calzolai, ecc. Scrive libri e li diffonde tra il popolo.

29 ottobre 1854 – Entra all’Oratorio Domenico Savio, il ragazzo santo.

25 novembre 1856 – muore Mamma Margherita, grande collaboratrice pe dieci anni del figlio Don Bosco

18 dicembre 1859 – Nasce ufficialmente la Congregazione Salesiana (chiamati oggi SDB / Salesiani di Don Bosco).

Marzo 1864 – Inizia la costruzione della grande chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice.

9 giugno 1868 – Solenne consacrazione della Chiesa dedicagta a Santa Maria Ausiliatrice (oggi Santuario-Basilica di Maria Ausiliatrice)

2 aprile 1870 – Pio IX erige in Arciconfraternita l‘Associazione Devoti Maria Ausiliatrice /ADMA

5 agosto 1872 – Con Santa Maria Domenica Mazzarello fonda l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice / FMA (in molte parti del mondo talvolta chiamate o conosciute come le Suore di Don Bosco o anche come le Suore Salesiane)

11 novembre 1875 – Partono per le Missioni dell’America Latina i primi dieci Salesiani.

1876  –   Fonda la Pia Unione dei Salesiani Cooperatori.

31 gennaio 1888 – Don Bosco muore.  La Famiglia Salesiana continua la  sua missione in tutto il mondo.

 

Camerette Don Bosco

Nel 1929, in occasione della Beatificazione di Don Bosco, il suo successore, Don Rinaldi, decise di trasformare quelli che erano gli ambienti utilizzati dal santo in un luogo di pellegrinaggio. Furono quindi eseguiti lavori di restauro e si costruì la scala interna. Si arredarono camere e cappella; si allestì anche un museo con documenti e oggetti vari. Ogni devoto poteva toccare il letto in cui morì il Santo e la sua scrivania. Ma, sfortunatamente, alcune suppellettili furono danneggiate e qualche oggetto non più ritrovato. Uno fra tutti, il famoso cartello con il motto “Da mihi animas, caetera tolle”, poi ricostruito grazie a delle foto.

Negli anni ’70 l’assetto cambiò nuovamente: sono state messe delle vetrate di cristallo davanti alle stanze arredate e si creò una sala espositiva con numerosi oggetti. Tutto restò così fino al 2000, anno del grande Giubileo della Chiesa Cattolica.

Dal 2000 si fa il nuovo assetto delle Camerette di Don Bosco, presentato qui di seguito con l’ordine di visita consigliata che ogni pellegrino potrebbe fare da solo o accompagnato dalla guida.

 

La Basilica di Maria Ausiliatrice, Cuore dei Salesiani

Situata nel quartiere torinese di Valdocco, la Basilica di Maria Ausiliatrice è la chiesa simbolo del Salesiani, che Don Bosco vedeva come il cuore della devozione alla Madonna. 

Tutto ebbe inizio nel 1844, quando Don Bosco ebbe uno dei suoi sogni profetici, dove vide una chiesa, che incisa all’interno della grande cupola centrale recava la frase “Qui è la mia casa, di qui uscirà la mia gloria”.

Fu solo nel 1862 che Don Bosco, con Don Giovanni Cagliero, diede inizio ai lavori per la costruzione della basilica.

Il progetto fu dell’ingegner Antonio Spezia, che disegnò una facciata ispirata a quella della chiesa di San Giorgio Maggiore, a Venezia, mentre il capomastro dei lavori era Carlo Buzzetti, uno dei primi ragazzi muratori che Don Bosco aveva incontrato a Torino, e che era diventato uno stimato costruttore. 

Dopo sette anni di duro lavoro, la chiesa venne inaugurata nel 1868. 

Al centro della basilica campeggia il grande quadro centrale, ideato da Don Bosco ed eseguito dal pittore Tommaso Lorenzoni, che il santo di Valdocco vedeva come una rappresentazione della lunga storia della Chiesa cattolica e della Madonna.

Il primo altare sulla destra, consacrato a San Pietro, era quello dove Don Bosco celebrava la Santa Messa tutte le mattine e, dopo la sua santificazione nel 1933, i Salesiani vi collocarono, in una preziosa urna di cristallo, i suoi resti mortali.

Le vesti del corpo del Santo furono donate da papa Benedetto XV, mentre il volto e le mani sono stati modellati in cera dallo scultore Cellini.

Nel transetto a sinistra si nota l’altare a San Giuseppe, l’unico rimasto come l’ha voluto Don Bosco e con un dipinto del Lorenzoni, dove Gesù Bambino porge a San Giuseppe delle rose, che piovono sulla chiesa di Maria Ausiliatrice e sull’oratorio di Valdocco.

A destra c’è l’urna, dove sono custoditi i resti mortali di Santa Maria Mazzarello, cofondatrice e prima superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice, morta a 44 anni il 14 maggio 1881 e proclamata santa nel 1951, mentre in un altare a sinistra, dentro una piccola urna di legno, sono conservati i resti mortali di San Domenico Savio, il quindicenne allievo di Don Bosco, diventato santo nel 1954.

Il santuario fu ampliato negli anni Trenta del Novecento, su progetto degli architetti Mario Ceradini e Giulio Valotti, sacerdote salesiano, con il nuovo altare consacrato a Don Bosco, l’ampliamento del presbiterio, la seconda cupola di 12 metri di diametro, le due cappelle laterali con relative tribune superiori, la galleria con sei altari fra cui quelli consacrati al Crocifisso, a San Giuseppe Cottolengo, a San Giuseppe Cafasso. 

Entrando dall’ingresso principale, una scala sul lato destro porta alla Cripta o Cappella delle Reliquie, dove c’è la tomba del Beato Michele Rua, il ragazzo che fece a metà con Don Bosco e suo primo successore, oltre a molte reliquie di martiri e di santi, come i Santi Luigi Versiglia e Callisto Caravario, missionari salesiani, che furono martirizzati in Cina nel 1930. 

Nella sacrestia della basilica il pittore Paolo Giovanni Crida lavorò a un grande ciclo che rappresenta alcuni momenti cruciali della vicenda di Don Bosco, come l’aiuto del cane Grigio, l’incontro con Bartolomeo Garelli, Don Bosco tra i ragazzi dell’Oratorio, l’arrivo di Mamma Margherita a Valdocco, Giovannino Bosco che insegna il catechismo ai compagni, Don Bosco che confessa i suoi ragazzi. 

 

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