Saint-Quentin ● InfoDehon

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El camino, ya sea interior (de búsqueda) o exterior (de peregrinación) es ese mundo apasionante que nos traslada a diferentes realidades y que nos estimula a ser mejores personas. A través del camino viajamos, soñamos, crecemos y nos vamos encontrando. Peregrinar es ponerse en camino con los otros, en comunidad, tantas veces difícil de construir en el ritmo cotidiano de la vida. ¡No se va en peregrinación solo! La peregrinación libera a la persona de las propias seguridades y egoísmos, abriéndose a los otros y a horizontes antes desconocidos. Se camina en común-unión. Peregrinar hace madurar y crecer. Al peregrinar a los lugares dehonianos nos mueve la ilusión de descubrir, vivir y sentir a nuestro Fundador. Es una invitación a beber en las fuentes de nuestra Congregación. Es descubrir las raíces y la profundidad de nuestra espiritualidad y carisma. Ramón Domínguez, scj.
Ramón Domínguez Fraile, scj
Spagna

cappellano

Il suo lavoro pastorale nella popolosa cittadina di Saint-Quentin, poi, gli farà toccare con mano l'urgenza, anche per la Chiesa, di questo tipo d'impegno e gli suggerirà le prime modalità concrete.

 

Cappellano a Saint-Quentin

La realtà cronachistica è che, in attesa di più chiare indicazioni per un impegno “più conforme ai sogni e alle tendenze”, il sacerdote Leone Dehon si offrì a mons. Dours, vescovo di Soissons, diocesi dalla quale era giuridicamente legato per l’ordinazione sacerdotale. E il 3 novembre del medesimo anno veniva assegnato quale settimo cappellano alla collegiata di Saint-Quentin, città famosa per storia e per arte.

Il risultato non era certo l’ingresso su un binario morto: tutto il contrario! Era però esattamente il contrario di quanto progettato!: “Era assolutamente il contrario dì quanto avevo desiderato da anni: una vita di raccoglimento e di studio. Fiat”.

Bello questo “fiat”. Il famoso “Ecce Venio” dehoniano qui ci appare in tutta la sua luce di rinuncia alla scelta prettamente umana, capricciosa o saggia che sia, per seguire l’abbandono fiducioso e attivo alle misteriose scelte divine.

Bisognava anche dire che, proiettato così inopinatamente dalla Provvidenza in mezzo al campo dell’apostolato dove c’era tanto da fare, il Dehon non era poi condannato a lavorare senza pensare. Era solamente messo in condizioni di attingere nuove idee e nuovo slancio dalle stesse fatiche e dalle complesse esperienze che stava per fare. C’era tempo per pensarci e per raccogliere il frutto dottrinale di tanti sforzi pastorali.

Il periodo che si apre per il giovane sacerdote nella diocesi di Soissons è uno dei più belli della sua vita.

Il suo lavoro pastorale nella popolosa cittadina di Saint-Quentin, poi, gli farà toccare con mano l’urgenza, anche per la Chiesa, di questo tipo d’impegno e gli suggerirà le prime modalità concrete.

La vita e le attività di Leone Dehon sacerdote sì possono suddividere abbastanza chiaramente in tre distinti periodi:

– lavoro  pastorale  nella parrocchia di   Saint-Quentin (1871-1877);

– impegni relativi alla Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore, (1903-1925);

– e intermedio, in cui le due cure si fondono, e così il Dehon, mentre continua a essere un motore possente in diocesi, con puntate significative anche a livello nazionale e internazionale, contemporaneamente si trova sempre più assorbito dalle sue nuove funzioni di fondatore e superiore generale dell’Istituto da lui fondato (1877-1903).

 

L’ambiente operaio di Saint-Quentin

Saint-Quentin, posta sulla riva destra del fiume Somma, è una città molto attiva. Quando il giovane sacerdote Leone Dehon iniziò il suo apostolato, trovò la popolazione – in prevalenza operaia – molto lontana e spesso ostile alla Chiesa. Le tensioni sociali erano continue, la moralità pubblica in decadenza, le chiese spesso quasi deserte.

Scorrendo il rapporto sulla situazione religiosa della diocesi, compilato dallo stesso Leone Dehon per il congresso diocesano del 1875, ci si può fare un’idea della gravità del male. Riposo festivo spesso inosservato, immoralità pubblica, ostentata inadempienza del precetto pasquale, alcoolismo sfrenato ecc.. La città contava circa 30.000 salariati, la situazione non era certo migliore. Anche perché gli operai allora erano soltanto come macchine nelle mani dei padroni. “In tutte le industrie di costruzione, la situazione è disastrosa… Le abitazioni sono infette, vere topaie. In chiesa non ci sono operai: leggono i giornali anticlericali, nutrono odio per la società attuale, antipatia per il padrone, scontento verso il clero che non è sufficientemente per loro” (NHV 9, 93).

 

“Andare al popolo”

L’impatto con una realtà così deludente costituì, per il giovane sacerdote, colto, alquanto aristocratico, tendenzialmente mistico e ottimista per natura, un’esperienza amara e molto sofferta. Ma non tarpò affatto il suo zelo; anzi, si può dire che lo stimolò a un’attività pastorale intensa, in qualche caso persino febbrile, ma sempre vivificata da una profonda vita interiore.

Sotto forma di critica a certi modi troppo superficiali, egli stesso ci confida le linee portanti cui ispirava la sua attività pastorale. “Vedo buoni sacerdoti che sembrano attendere una risurrezione come per un colpo della Provvidenza o per l’azione di qualche personaggio straordinario della Francia o dell’Italia. Non credo che questa strana speranza valga per mantenere in buona salute. E’ necessario consumarsi, andare al popolo e fare come se tutto dipendesse da noi. Solo allora Dio ci aiuterà e agirà come solo luì sa fare” (NQT 5, 232).

Questo metodo, certo, costa fatica ed espone a rischi. Il Dehon lo sa: “Felici i tempi in cui non avevo che da pensare alla mia santificazione e alla mia istruzione! Era un preludio di paradiso! Ora provo anche delle soddisfazioni a lottare per il trionfo di Nostro Signore nelle anime, a riprendere, a dirigere, a consolare, a guidare un’iniziativa e a seguire un piano per instaurare il regno d’amore del Sacro Cuore” (NQT). Con questo, lui non tira i remi in barca; fa e incita a fare: “Adempiere placidamente le funzioni ordinarie del sacro ministero non è più sufficiente. Bisogna adoperarsi per attirare a noi gli uomini, e soprattutto la classe più numerosa, quella degli operai… Occorre formare in noi questo stato d’animo, questa disposizione di andare agli uomini, al popolo, con ogni mezzo opportuno. (Ciò presuppone) una vita di lavoro e di sacrificio, e al tempo stesso una vita che serva di esempio” (Conferenza ai sacerdoti di Bourges).

“I sacerdoti non possono restarsene rinchiusi nelle chiese e nelle canoniche; occorre animarli di spirito apostolico… I sacerdoti hanno veduto l’apostasia dì tutto il popolo, e hanno creato soltanto delle associazioni per ragazze” (Manuale Sociale Cristiano).

Un po’ dura questa rampogna, ma non inesatta. Del resto, l’esilio dei sacerdoti in ambienti riservati, egli lo imputa giustamente a una mossa di coloro che hanno tutto l’interesse a non trovarseli tra i piedi: “Gli errori gallicani e liberali hanno avuto l’effetto soprattutto di allontanare il clero dalla vita pubblica e di mummificarlo nelle sacristie. Esso è divenuto, per quanto riguarda l’azione sociale, un sale scipito” (Regno del S. Cuore).

Iniziative sociale d’avanguardia

In queste prospettive e sotto questa luce, seguiamolo nelle sue attività sociali almeno in un riassunto. Nel dicembre 1871: due pionieri dell’apostolato sociale in Francia, Albert De Mun e La Tour du Pin, fondano i “Circoli operai cattolici”. Dehon, che per il momento lavora nell’ambito ristretto della parrocchia, non rimane però estraneo a queste iniziative di rinnovamento sociale, e scrive: “Mi sono trovato, meglio di quanto sperassi, nel ministero attivo, una vera sorgente quotidiana di consolazioni” (NHV 9, 69).

Nell’anno successivo cominciano a prendere forma nuove iniziative sociali che, pian piano, faranno di lui un apostolo d’avanguardia. Inizia raccogliendo una quarantina di ragazzi per istruirli, per farli giocare, per non lasciarli abbandonati alle insidie della strada.

E’ il punto di partenza di qualsiasi curatino, si dirà! È vero! Ma non è di tutti acquistare, nel giro di pochi mesi, un terreno tutto per loro, fondare, a meno di un anno, il Patronato san Giuseppe che in breve riuscirà a interessare oltre 450 giovani.

Nel 1873 inaugura la cappella del Patronato, che dedica a san Giuseppe. Grazioso il commento che ne fa: “È il primo altare che innalzo a Nostro Signore. Ho sempre pensato che sia una grande grazia donargli un altare in più, grazia che in seguito mi è stata frequentemente concessa” (NHV 9, 207).

Nel maggio 1873, il Patronato prende parte al solenne pellegrinaggio operaio che ha riunito presso il santuario di Notre-Dame di Liesse sacerdoti e operai da tutte le parrocchie della diocesi. A questo periodo risalgono anche i primi rapporti del Dehon con un altro grande pioniere dell’apostolato sociale, Leone Harmel.

Come risultato di questi incontri e di queste iniziative, in novembre, e ancora per iniziativa del Dehon, si costituisce il “Circolo operaio cattolico” di Saint-Quentin.

La scelta operaia e la stampa cattolica

Oramai bisogna farci l’abitudine: la parola “operaio” ricorre continuamente nelle cronache e nel lavoro pastorale del sacerdote Leone Dehon. Chi l’avrebbe detto? Di origini quasi “nobili”, di cultura eccezionale, di tendenze quasi mistiche, egli si dà sempre più totalmente a coloro che probabilmente non gli concedevano neppure il benefìcio di una conferenza un tantino “intellettuale”. E non è che mancassero le occasioni di circoli per gente bene o per cinguettanti damine di carità!

L’anno dopo, 1874, con l’aiuto di persone generose il Dehon appoggia il sorgere di un giornale cattolico locale molto vivace, dal titolo “Le Conservateur de l’Aisne”: per questo giornale sarà lui a stabilire, molto spesso, gli articoli di fondo.

Quasi contemporaneamente, la diocesi di Soissons avverte il bisogno di promuovere in tutte le parrocchie le nuove iniziative sociali che, un po’ dovunque, andavano sorgendo, e coordinarne gli obiettivi e le iniziative. Sorse, così, l’Ufficio diocesano delle opere sociali e a dirigerlo, in qualità di segretario e animatore, il vescovo chiamò Leone Dehon che ormai si era fatto conoscere e apprezzare da tutti per le molte iniziative d’avanguardia avviate a Saint-Quentin.

Per muoversi a ragion veduta e in base a una precisa programmazione, Dehon inaugurò il suo lavoro come segretario dell’Ufficio diocesano organizzando e portando a termine una accurata inchiesta sociologica sullo stato delle opere e delle associazioni cattoliche in diocesi; da essa abbiamo attinto all’inizio di questo capitolo.

Nel 1875 Leone Dehon da settimo cappellano della collegiata viene promosso a secondo. L’anno successivo, ancora giovanissimo, viene nominato canonico onorario della cattedrale di Soissons.

Nella immaginazione comune, il canonicato è una onorificenza “alla memoria”, una messa in pensione. Non così per l’intraprendente sacerdote di Saint-Quentin. Anzi, approfitta di questa stima che gli dimostrano il vescovo e i sacerdoti suoi confratelli per avviare altre iniziative: una “conferenza” per i giovani poveri, per dare loro un minimo di qualificazione professionale e di sensibilità umana e cristiana; l’associazione dei padroni cattolici, convinto che per aiutare in modo sostanzioso gli operai, oltre che promuoverli spiritualmente e socialmente, bisognava indurre gli stessi datori di lavoro ad agire secondo il vangelo; e infine il così detto “Oratorio del S. Cuore”, iniziativa che si proponeva di riunire periodicamente i sacerdoti più sensibili della diocesi per studiare insieme i problemi sociali e la pastorale del mondo operaio.

Queste le principali iniziative, promosse in quegli anni fecondi da Leone Dehon a favore della classe operaia. Dehon con ragione poteva scrivere nei suoi ricordi: “Ho voluto contribuire alla riabilitazione delle masse popolari mediante il regno della giustizia e della carità cristiana. Vi ho speso buona parte della mia vita”. (SVN 1843 – 1877 – 1912, 48) 

 

la congregazione

"Tutto mi sorrideva nella vita secolare: ero amato da tutti e riuscivo nelle mie opere... Tuttavia non ero felice. Mi pareva che la mia vita intellettuale e anche quella soprannaturale si spegnessero. Sovraccarico di lavoro com'ero, non avevo più tempo di leggere e di studiare; anche i miei esercizi di pietà ne soffrivano. Non mi credevo più al mio posto e volevo la vita religiosa" (NHV, 12, 96).

 

Desiderio ardente di vita interiore

Tutti i grandi santi, nella chiesa di Dio, ci appaiono dei lavoratori indefessi. Il nuovo “canonico” di Saint-Quentin era un po’ lo stesso: non sapeva mai dire di no, di fronte ai problemi sempre nuovi della parrocchia e della diocesi. Eppure non era contento.

Il diario, nel 1877, incomincia così: “Tutto mi sorrideva nella vita secolare: ero amato da tutti e riuscivo nelle mie opere… Tuttavia non ero felice. Mi pareva che la mia vita intellettuale e anche quella soprannaturale si spegnessero. Sovraccarico di lavoro com’ero, non avevo più tempo di leggere e di studiare; anche i miei esercizi di pietà ne soffrivano. Non mi credevo più al mio posto e volevo la vita religiosa” (NHV, 12, 96).

E’ difficile comprendere appieno i motivi di questa sua insoddisfazione. Dai ripetuti accenni che troviamo nel diario, sembra che il suo problema di fondo non fosse tanto il sovraccarico di lavoro come tale, ma piuttosto una eccessiva dispersione, dovuta ai troppi impegni di carattere materiale o soltanto burocratico; per cui si sentiva frustrato in quelle che da sempre erano state le sue aspirazioni più profonde: una vita interiore intensa, e un’azione pastorale concepita soprattutto come missione profetica a servizio della vita di fede.

Ecco un brano del diario in cui egli stesso ci svela questo suo dramma interiore: “Soffro di non poter trarre profitto dalla preparazione eccezionale che avevo ricevuto nei miei lunghi studi. Non posso ne coltivarli ne completarli. Il ministero, nelle città, impone ai preti giovani troppi servizi materiali” (NHV, 11, 142).

Ma per dissipare l’impressione che si trattasse soltanto di “paura” del lavoro, subito soggiunge: “II pensiero di sfuggire al sovraccarico di lavoro mi perseguitava ogni giorno. Sentivo di non poter coltivare abbastanza la vita interiore. Volevo diventare religioso ad ogni costo” (NHV, 12, 139). La preoccupazione non era, dunque, quella di rimanere con le mani in mano, bensì quella di coltivare una vita interiore intensa, che si riteneva facilmente realizzabile solo nella vita religiosa.

Questo suo discernimento continua per diverse pagine del suo diario, minuto e profondo. In una serie di riflessioni di questi mesi, egli ritorna di continuo su questo problema, distribuendo, come su una bilancia invisibile ma rigorosa, il complesso delle ragioni che gli consigliano la vita religiosa e di quelle che gli suggeriscono di restare nel sacerdozio secolare.

Dopo diversi ritiri fatti in questa prospettiva, l’unico serio motivo che ancora lo trattiene dal lasciare il ministero attivo in diocesi, sono le numerose opere sociali da lui avviate a Saint-Quentin, le quali esigono la sua presenza. Pensò anche di sormontare l’ostacolo affidando ad altri le sue responsabilità, ma ogni tentativo gli riuscì inutile.

“Cominciai tutti i tentativi per svincolarmi dalle mie opere – leggiamo ancora nel suo diario -. Scrissi ai Padri dell’Immacolata Concezione di Rennes, ai religiosi di S. Vincenzo de Paoli e a varie altre congregazioni, per cedere ad esse le mie istituzioni operaie. Ebbi da ogni parte risposte negative. “Mi trovavo inchiodato a Saint-Quentin. La responsabilità delle opere fondate rimaneva in pieno. Come abbandonarle?” (NHV, 12, 131).

Il progetto di una nuova congregazione

Mentre Dehon si trovava così impegnato nel lavoro pastorale e insieme così preso dall’ideale della vita religiosa, l’azione della grazia andava rafforzando, in lui e nel suo ambiente, un tema particolare di spiritualità e di vita: l’idea della riparazione, strettamente collegata con la corrente spirituale suscitata e alimentata dalla devozione al S. Cuore di Gesù.

La piattaforma remota, per il sorgere di questo progetto, è stata l’innata propensione del Dehon per la vita religiosa; invece il motivo che direi “occasionale” (ma ogni “occasione” è “grazia” per chi vive di fede) è stata la obiettiva impossibilità di liberarsi dalle opere che lo tenevano legato a Saint-Quentin.

Se la vita religiosa si rivelava, per lui, un ideale irrinunciabile, e, d’altra parte, non poteva abbandonare le opere avviate a Saint-Quentin, perché non pensare a un impegno di vita religiosa senza abbandonare il suo posto di lavoro?

Parlò di questo con il vescovo, il quale ebbe per lui parole piene d’incoraggiamento. Non solo, ma gli suggerì anche un modo concreto di procedere che potrebbe sembrare parecchio interessato, ma che alla prova dei fatti risultò quanto mai valido.

Da tempo, infatti, auspicava per Saint-Quentin un collegio tenuto da sacerdoti: perché non tentare di attuarlo con l’aiuto dei sacerdoti che avrebbero aderito alla congregazione progettata dal Dehon?

“Il momento provvidenziale di attuare finalmente la mia vocazione era venuto”, scrisse a questo proposito Dehon: la congregazione verrebbe fondata all’ombra del Collegio, anzi sotto il suo stesso tetto.

PARROCCHIA DI SAINT-QUENTIN

– 16 novembre 1871: coadiutore a Saint-Quentin

– 23 giugno 1872: Patronato san Giuseppe

– 23 ottobre 1873: Circolo operaio cattolico

– Dicembre   1874: fonda il giornale “Le Conservateur de l’Aisne”

– 24 ottobre 1876: Canonico onorario

– 15 agosto 1877: Collegio san Giovanni.

 

All’ombra del Collegio S. Giovanni

Ormai tutti i motivi di esitazione erano caduti. La via da seguire era chiara. Il consenso del vescovo esplicito. “Presi la risoluzione il 27 giugno 1877, scrive il Dehon, e dovevo fare i primi voti il 28 giugno 1878”.

Oltre all’assenso dato a voce, mons. Thibaudier volle confermare i suoi sentimenti anche per lettera, datata il 13 luglio 1877, nella quale dice: “II progetto di società riscuote tutte le mie simpatie. Collaborerò alla sua realizzazione nella misura che mi parrà voluta da Dio. Desidero che sia Lei a presiedere alla sua attuazione”.

“Questa lettera, commenta il Dehon, è il vero atto di fondazione del nostro Istituto”. Appena ricevuto questo biglietto con l’approvazione scritta del suo vescovo, il canonico Dehon si appartò dal 16 al 31 luglio, per un ritiro che trascorse nel silenzio e nella preghiera. In tale occasione scrisse le regole o costituzioni del nuovo Istituto, che volle chiamare dei “Sacerdoti Oblati del S. Cuore”. Con questo ritiro diede anche inizio al suo noviziato, che si concluse il 28 giugno 1878, nella festa del S. Cuore, con la professione dei voti religiosi.

Il rito della professione fu semplice e commovente. Era presieduto dall’arciprete di Saint-Quentin mons. Mathieu. Partecipavano alla cerimonia il p. Rasset, postulante, i professori del Collegio, due suore Ancelle e alcuni amici. “I miei voti, scrive il p. Dehon, erano già perpetui nell’intenzione, benché ufficialmente fossero soltanto temporanei. Sentii che prendevo la croce sulle spalle, dandomi a Nostro Signore come sacerdote riparatore e come fondatore di un nuovo istituto”.

Per Dehon si compiva, in questo modo, un’aspirazione profonda: essere religioso, “sacerdote oblato del S. Cuore di Gesù”, impegnato a fondare sull’amore tutta la sua esistenza e le sue scelte di ogni giorno. Ma questo non significò per il Dehon minor impegno nel lavoro. Tutt’altro.

La Congregazione, infatti, doveva nascere all’ombra di un Collegio che ancora non esisteva e che egli stesso avrebbe dovuto far sorgere e dirigere. Già nel mese di agosto acquistò un vecchio convitto per giovani studenti, e subito avviò i lavori di adattamento. Contemporaneamente dovette occuparsi di reclutare i professori, stilare i programmi scolastici, avviare i contatti con i nuovi alunni ecc..

Benché iniziato in una sede modesta, il Collegio S. Giovanni si affermò rapidamente. P. Dehon lo diresse per oltre dieci anni con molta abilità e grandissimo amore: lo considerava, un po’, come il suo feudo, la sua “proprietà” nel senso più vero del termine. Qui egli profuse il meglio di sé, per formare una gioventù in grado di “camminare a fronte alta nella luce radiosa della fede”.

In quegli stessi anni, il vescovo di Soissons chiese la collaborazione di p. Dehon per una missione popolare a vasto raggio, destinata a raggiungere tutte le parrocchie della diocesi. Gli otto sacerdoti, residenti alla Casa del S. Cuore, per due anni consecutivi percorsero città e villaggi, predicando la parola di Dio a ogni ceto di persone. Si lavorava con entusiasmo, fino al limite delle proprie energie. “La vita non ci è data per annoiarci”, ripeteva p. Rasset.

Anche all’interno della Congregazione il fervore e l’intesa erano eccellenti.

Nel corso del primo capitolo generale della Congregazione, celebrato a Saint-Quentin nel settembre 1886 sotto la presidenza del vescovo mons. Thibaudier, p. Dehon venne acclamato superiore generale a vita.

Le molte e durissime prove degli inizi

Dopo la crisi, con un titolo programmatico “Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore” che, a dire il vero, contiene con maggiore umiltà e maggiore realismo il sogno del Dehon: “Vostra Eccellenza sa che io ho fondato l’Istituto degli Oblati del Cuore di Gesù, nel solo intento di fare la volontà di Dio, e di procurare la sua gloria. L’unico desiderio di estendere il regno di Nostro Signore, propagando la devozione del suo Cuore Santo, e offrendo a questo Cuore Divino le riparazioni che Egli chiedeva alla sua serva Margherita Maria, m’ispirò il disegno di fondare quest’opera. Lo maturai nella preghiera”.

Il Collegio San Giovanni

Un colloquio con mons. Thibaudier (8 giugno 1877): “Mi confidai con colui che aveva autorità per me di farmi discernere la volontà di Dio, con mons. Thibaudier. Si presentava un mezzo pratico e io glielo proposi. Monsignor desiderava un collegio ecclesiastico a Saint-Quentin, io gli dissi: forse è il mezzo per cominciare una congregazione riparatrice; sarà fondata sotto la copertura di un collegio” (NHV XII/164).

Rinascita e approvazione romana

La ripresa, dopo la grossa bufera, fu lenta e difficile, ma sicura e veramente benefica. Il gruppo iniziale andava aumentando. Solo a tre anni dagli inizi, contava già 16 sacerdoti e una trentina di chierici. Dopo la sede del noviziato era venuta la scuola apostolica di Fayet, sempre in diocesi di Soissons, un’altra a Sittard in Olanda, e poi una casa per religiosi studenti di teologia a Lille.

Di questi sacerdoti, alcuni si affiancavano al Dehon come educatori o insegnanti al Collegio S. Giovanni. Nel 1886, alla Congregazione veniva affidata anche la cappellania di Val-des-Bois, opera sociale tra le prime e significative della Francia, a tutti nota per le iniziative promosse da Leone Harmel e punto di riferimento per i numerosi incontri di seminaristi e sacerdoti, desiderosi di iniziarsi al movimento sociale cristiano.

“Gesù mio, dinanzi a te e al tuo Padre celeste, alla presenza di Maria immacolata, mia madre, e di san Giuseppe, mio protettore, faccio voto di consacrarmi per puro amore al tuo sacro Cuore, di dedicare la mia vita e le mie forze all’opera dei Oblati del tuo Cuore, accettando fin d’ora tutte le prove e tutti i sacrifici che ti piacerà domandarmi. Faccio voto di dare per intenzione a tutte le mie azioni l’intenzione del puro amore per Gesù e il suo sacro Cuore, e ti supplico di toccare il mio cuore, di infiammarlo del tuo amore, affinché non abbia solamente l’intenzione e il desiderio di amarti, ma anche la gioia di sentire, per l’influsso della tua santa grazia, tutti gli affetti del mio cuore, incentrati unicamente in te.”

 

il patronato

Aiutato dai volontari, tra i quali il signor Légrand che diventerà padre Mathias, ogni domenica accoglieva nuovi ragazzi venuti ad iscriversi. I giovani potevano giocare, cantare, usufruire della "cassa di risparmio", leggere, scrivere, celebrare e istruirsi religiosamente. Il 16 marzo 1873 fu inaugurato l’oratorio del patronato dedicato a S. Giuseppe.

Il vicario Dehon è l’incaricato delle scuole. Inizia il suo impegno raccogliendo i ragazzi, circa una mezza dozzina, la domenica pomeriggio, nella sua stanza, poi, a partire da giugno 1872, una quarantina di giovani, a casa del signor Julien, presidente della Società di San Vincenzo de Paoli, confidente di padre Dehon.

Nel mese di luglio dello stesso anno, acquistò un giardino, rue des Bouloirs, per 20.000 franchi. Provvisoriamente fece costruire alcune sale per i raduni e una cappella, con una spesa di circa 8000 franchi.

Aiutato dai volontari, tra i quali il signor Légrand che diventerà padre Mathias, ogni domenica accoglieva nuovi ragazzi venuti ad iscriversi. I giovani potevano giocare, cantare, usufruire della “cassa di risparmio”, leggere, scrivere, celebrare e istruirsi religiosamente.

Il 16 marzo 1873 fu inaugurato l’oratorio del patronato dedicato a S. Giuseppe.

Nel 1877, padre Dehon porta da Roma le reliquie di San Clemente, un giovane martire, i cui resti erano stati scoperti in una catacomba sulla Via Appia. Queste reliquie riposavano in un’urna di bronzo e vetro ed erano state collocate nella cappella della scuola prima di essere trasferite nella “scuola apostolica San Clemente” di Fayet.

Pian piano il patronato fu sempre più ampliato, tanto nell’organizzazione quanto nel numero dei partecipanti. Giochi, biliardo, ginnastica e attrezzi, biblioteche, possibilità di abbonarsi alla rivista “Petites Lectures”, la presenza di una cassa di risparmio dove ognuno poteva depositare e prelevare le proprie economie… E poi ancora incontri, insegnamenti, preghiere e celebrazioni eucaristiche…

Si sente l’implicazione dei giovani accanto agli adulti nella gestione e nell’animazione così come un’organizzazione più grande sotto forma di “circoli”, e anche la creazione d’un gruppo “La conférance de charité” che raggruppa, sotto la presidenza di uno di loro, una trentina di giovani che visitavano le famiglie più povere… A partire dal 1874, sei camerette al secondo piano, furono messe a disposizione per “una somma irrisoria” ai giovani operai della strada.

A gennaio 1875, il patronato comprendeva 227 membri e 74 aspiranti.

Per sostenere l’opera venne creato un “comitato protettore delle opere per i lavoratori di Saint-Quentin”, che raggruppava alcune delle personalità della città, sotto la presidenza dell’arciprete, assistito da padre Dehon. Questo comitato presieduto dal Vescovo, ispirò la creazione di un comitato diocesano.

È interessante mettere in rilievo il carattere moderno di quest’opera nella quale ritroviamo gli elementi essenziali della fondazione, nel 1925, della JOC (Gioventù Operaia Cristiana), e anche quelli della vita e dell’operato ancora attuali di questo movimento.

Del Patronato Saint Joseph, soltanto si conserva un atrio, via Emile Zola.

 

il collegio San Giovanni

Era necessario trovare una scuola da riprendere e sviluppare. L’affare si conclude con il signor Lecompte, che possedeva un collegio situato nella via degli Arbalétriers. Il 15 agosto 1877, la Settimana Religiosa annuncia la fondazione dell’Istituto San Giovanni a Saint-Quentin. Mettendoci gran parte dei suoi beni, il Padre Dehon acquista la scuola, inizia i lavori e compra delle case vicine. L'anno scolastico comincia il 1° settembre 1877, con una ventina di professori e sorveglianti, dei quali almeno una dozzina erano preti.

Dopo aver fondato il Patronato Saint Joseph, via des Bouloirs, un “circolo cattolico” per i giovani del mondo operaio, e creato un giornale “Le Conservateur de l’Aisne”, il padre Dehon medita di aprire una scuola dove formare i giovani che, più tardi, potranno diventare i quadri cristiani aperti al mondo, portatori della fede e della dottrina sociale della Chiesa.

“La nostra società ha bisogno di capire che la formazione è un diritto per tutti e un’esigenza di giustizia e di carità, per la quale noi tutti dobbiamo mobilitarci”.

Il padre Dehon ha un altro progetto per questa Scuola: da sempre è stato attratto dalla vita religiosa, in modo particolare dopo giugno del 1876, e riflette sulla fondazione di una congregazione religiosa consacrata alla diffusione dell’amore del Sacro Cuore di Gesù. Si augura che nascano, tra gli allievi e i professori, vocazioni religiose. San Giovanni diventerà un po’ la culla della Congregazione, alla quale ciascuna delle opere sarà legata.

Dalla sua parte, Mons. Thibaudier, vescovo di Soissons, desidera la fondazione di un collegio diocesano a Saint-Quentin. Firma la sua approvazione per la scuola e, il 13 luglio 1877, l’autorizzazione ufficiale per la “fondazione della Congregazione dei Preti del Sacro Cuore di Saint-Quentin”. 

Era necessario trovare una scuola da riprendere e sviluppare. L’affare si conclude con il signor Lecompte, che possedeva un collegio situato nella via degli Arbalétriers. Il 15 agosto 1877, la Settimana Religiosa annuncia la fondazione dell’Istituto San Giovanni a Saint-Quentin. Mettendoci gran parte dei suoi beni, il Padre Dehon acquista la scuola, inizia i lavori e compra delle case vicine. L’anno scolastico comincia il 1° settembre 1877, con una ventina di professori e sorveglianti, dei quali almeno una dozzina erano preti.

Nel 1884 si conteranno 200 alunni, e 300 nel 1914. Dopo un ritiro, dal 16 al 31 di luglio 1887, per redigere le Regole e le Costituzioni dell’Istituto, pronuncia i suoi primi voti nelle mani dell’arciprete Mathieu, delegato del Vescovo, probabilmente nell’oratorio delle Religiose, situato in una costruzione in via degli Arbalétriers e in presenza di persone molto vicine al padre Dehon, come il futuro padre Rasset.

L’esordio della Congregazione non è stato uno dei più facili. Al San Giovanni invece il domani si presentava migliore. Durante una distribuzione di premi, il Padre Dehon dirà: “Educare un ragazzo, è formare un uomo di cuore, un uomo di sacrificio e di dedizione, un uomo che abbia scosso il giogo dell’egoismo”.

Il padre Dehon condurrà la Congregazione e il San Giovanni con entusiasmo, senza contare il suo impegno sociale e il suo influsso a livello nazionale. Ma, a Saint-Quentin, a partire dal 1889 la situazione si inclina. È l’origine di nuove sofferenze: dicerie, intrighi; gli chiedono perfino di fondere la sua Congregazione con un Istituto più antico…

Lo statuto del San Giovanni non è definito chiaramente; è praticamente proprietà personale di padre Dehon. Il vescovo di Soissons teme che il San Giovanni possa sfuggirgli e si preoccupa del fatto che la scuola resti opera diocesana con la Congregazione al servizio della Diocesi. Monsignor Duval farà precipitare la situazione. Gli intrighi si moltiplicano, compresi quelli all’interno del gruppo dei religiosi. Il 20 novembre 1893, il padre Dehon abbandona definitivamente l’Istituzione San Giovanni, “col cuore a pezzi e gli occhi pieni di lacrime”. Fino a 1896 resterà il Direttore legale.

Dal 1901, le congregazioni cominciano ad essere perseguitate; vari religiosi entrano nel clero diocesano. P.Dehon dovrà decidersi ad abbandonare Saint-Quentin per Bruxelles nel 1903, ma il suo cuore resterà a Saint-Quentin. Rientrerà per le riunioni degli ex-alunni, quando l’Istituzione San Giovanni diventerà un’opera diocesana. Ritorna a Saint-Quentin, nella Casa del Sacro Cuore, ad agosto 1914 fino all’evacuazione, nel 1917.

L’ultimo alunno che ha conosciuto Padre Dehon è stato Padre Jean Deplus, Prete del Sacro Cuore di Saint-Quentin, morto a Mougins, il 5 giugno 2009.

 

San Giovanni, oggi

Dopo la fusione con l’Istituto della Croce, centro educativo per ragazze, diretto dalle Suore della Croce, nel 1975, il complesso scolastico conosciuto come “Saint Jean et La Croix”, è diventato un centro educativo che raggruppa, oggi, circa 2400 alunni.

La regola educativa può essere riassunta in questa frase: “Permettere ad ogni alunno di dare il meglio di se stesso”.

L’insegnamento ha come obiettivo di sviluppare i talenti di ognuno attraverso l’educazione di tutta la persona; proporre un senso della vita dell’uomo e della donna, illuminata dal Vangelo e dal dono dell’Amore di Cristo, artefice d’Unità e di Giustizia.

Il centro educativo “Saint Jean et la Croix” è aperto a tutti quelli, cristiani e non, che ne accettano il progetto.

Collegio San Giovanni

cosa resta dei tempi di Padre Dehon?

  • Il cortile.
  • Una stele al posto della prima cappella, con sopra un cuore, proveniente da un vecchio edificio, ricostruito dal Padre DEHON, dopo l’incendio del 1881.
  • La statua della Madonna che si trovava nel cortile.
  • L’edificio della rue des Arbalétriers, ricostruito da Padre Falleur e inaugurato da Monsignor Binet in presenza del Padre DEHON nel 1924, un anno prima della sua morte.
  • Nell’antico Parlatorio, presente in questo stesso edificio, un busto del Padre DEHON, opera di J. Topin, come il monumento ai caduti dell’Istituto.
  • Nel nuovo atrio d’ingresso, la “Croce dei Dehoniani”, in legno d’ulivo, offerta a luglio del 1995, dai “Giovani dehoniani”, congressisti a Saint Jean e la Croix.

L’Associazione degli Ex-Alunni e l’Equipe di Direzione si sforzano nel mantenere la presenza di colui che diceva: “L’ambiente di carità e di dolcezza che si stabilisce nella casa la trasforma realmente in una casa di Dio”.

Sul fondo della chiesa di San Martino, a sinistra entrando, possiamo vedere la placca collocata sul luogo dell’altare della prima cappella del San Giovanni e che fu tolta quando si fece la rinnovazione delle vecchie strutture. Ancora si può leggere:

“JUXTA HUNC LOCUM PER ANNOS … LIII IN ALTARI INCRUENTO AGNUS DEI COTIDIE IMMOLATUS EST IPSE OFFERENS  IPSE ET OBLATIO. HUNC LAPIDEM IN PERENNEM REI MEMORIAM COLLEGII STI JOANNIS  SODALES ANNO DOMINI DCMXXXIV POSUERE”.

Maison du Sacré Coeur

Il 14 settembre 1878, il Padre Dehon e padre Rasset, oltre ad un altro fratello, si stabilirono nell'immobile battezzato con il nome "Maison du Sacré Coeur". Sarà questa la prima casa religiosa della Congregazione dove, dallo stesso Fondatore, verranno formati i primi novizi. Per diversi anni fu la "Casa Madre", così come la sede della Curia Generalizia fino al 1903. Oggi è stata distrutta.

Nel mese di agosto del 1878, le Religiose Serve del Sacro Cuore comprarono dalla famiglia Hibon una casa situata all’angolo tra la rue Richelieu e la rue Royale. Le due strade furono designate dopo la guerra rue des frères Dessains e rue Antoine Lécuyer, nomi con i quali le ritroviamo ancora oggi. 

D’accordo con Padre Dehon, l’immobile fu ceduto al nuovo Istituto per diventare il suo noviziato. Padre Dehon poteva così assumersi la responsabilità di superiore del Collegio San Giovanni, molto vicino, e quella di maestro dei novizi.

Il 14 settembre 1878, il Padre Dehon e padre Rasset, oltre ad un altro fratello, si stabilirono nell’immobile battezzato con il nome “Maison du Sacré Coeur”. Sarà questa la prima casa religiosa della Congregazione dove, dallo stesso Fondatore, verranno formati i primi novizi. Per diversi anni fu la “Casa Madre”, così come la sede della Curia Generalizia fino al 1903. Oggi è stata distrutta.

Una pianta della casa può essere consultata nella comunità della rue Picardie, 42, così come una foto originale.

Il 9 novembre 1902, in previsione dello scioglimento del governo delle congregazioni religiose, Padre Dehon invia i suoi religiosi con documenti e oggetti di culto a Bruxelles e a Quèvy.

I Padri Dehon e Blancal, quest’ultimo ammalato e intrasportabile e Monsieur Martinien Objeois, rimangono da soli nella casa. Segue una causa giudiziaria con lo Stato che permette a Padre Dehon di salvare l’essenziale, ma la casa nella quale erano e quella di Fourdrain andranno perse. Leggeremo con interesse tutte queste vicende nell’opera del padre Ducamp precisamente dalla pagina 419 in poi.

Nel 1930, i padri ritornando dall’esilio, affittarono una casa al numero 3 di rue Moulin, chiamandola con lo stesso nome della precedente: “Maison du Sacré Coeur”. Fu chiusa al momento dell’evacuazione del 1940. Questa casa, senza nessuna relazione con l’Istituto, esiste ancora oggi con alcune modifiche.

 

IL CIMITERO  SAN GIOVANNI

Il lutto fu accompagnato da Monsignor Binet insieme con Monsignor Grison, da padre Philippe e dai membri della famiglia di Padre Dehon. Alle ore 10 il corteo funebre entrava nella basilica. Finita la messa, Monsignor Binet fece lettura del messaggio del Cardinale Gasparri, in nome del Papa Pio XI, prima di pronunciare l’elogio funebre. Padre Dehon fu quindi inumato nella tomba del cimitero San Giovanni, dove riposerà fino al 9 ottobre 1963.

Questa è la tomba storica della Congregazione. Durante la guerra del 1914 subì, fortunatamente, pochi danni. Riposano qui oggi, i padri e fratelli: Alphonse Weber; Edouard Broville, Léon Montredon. Bernard Blancal, Fréderic Lambert, Adrien Rasset, Sébastian Roth, Mathias Legrand, Théodore Falleur, Camille Humbert, François Le Gall, Pierre Kinz, Albert Bourgeois (ex superiore generale), André Blaise, Joseph Pozza, Dominique Jacquemin, Moïse Hecquet, Jean Lombart e Joseph Tapin.

Padre Dehon morì il 12 agosto 1925, alle ore 12 e 10, a Bruxelles dopo aver detto a voce alta “Per lui vivo e per lui muoio”.

Il 17 agosto i funerali furono celebrati nella cappella situata in rue Cattoir, decorata con drappi e stoffe nere e con un immenso catafalco all’ingresso del coro dove furono deposti la cotta e la stola del Padre Dehon… Dopo l’assoluzione, data da Monsignor Micara, nunzio apostolico, accompagnato da Monsignor Grison, la spoglia fu portata a Saint-Quentin e depositata nella cappella dell`Istituzione San Giovanni dove ebbe luogo l’ultimo rito funebre e la traslazione al cimitero il mercoledì 19 agosto.

Il lutto fu accompagnato da Monsignor Binet insieme con Monsignor Grison, da padre Philippe e dai membri della famiglia di Padre Dehon. Alle ore 10 il corteo funebre entrava nella basilica. Finita la messa, Monsignor Binet fece lettura del messaggio del Cardinale Gasparri, in nome del Papa Pio XI, prima di pronunciare l’elogio funebre (che si può leggere interamente nell’opera di padre Ducamp, dalla pagina 555 in poi). Padre Dehon fu quindi inumato nella tomba del cimitero San Giovanni, dove riposerà fino al 9 ottobre 1963.

Proprio in questo giorno la tomba fu aperta. I resti di Padre Dehon furono riconosciuti e, dopo aver compiuto diversi atti amministrativi e tecnici, deposti in una nuova bara. Il 20 ottobre 1963, il Padre Dehon fu inumato religiosamente e solennemente nella chiesa di San Martino. 

La bara di Padre Dehon fu nuovamente aperta il 6 dicembre 2004 in presenza di Monsignor Marcel Herriot, vescovo di Soissons, padre Claudio Weber assistente generale dei Preti del Sacro Cuore, di padre Paul Birsens, superiore provinciale, padre Martinez de Alegría, postulatore generale e alcuni membri della comunità di San Martino, per la “riconoscenza dei resti del venerabile Léon Dehon” in vista della sua beatificazione. Alcuni frammenti delle ossa furono prelevati da padre Martínez de Alegría per essere depositati a Roma. Un documento di relazione di questi fatti fu depositato nella bara stessa. Una copia si può leggere nel libro d’oro della comunità.

 

Suore Serve del Cuore di Gesù

Le Suore Serve, "le nostre suore" aiutarono spiritualmente e materialmente Padre Dehon nelle sue opere. Si adoperarono nell’acquisto e nell'apertura del collegio San Giovanni. Saranno delle preziose assistenti nel patronato di rue des Bouloirs, come nella Scuola di San Clemente a Fayet, poi a Val-de-Bois (1882), a Clairfontaine (1888) e a Sittard (1889).

La congregazione delle Suore Serve del Cuore di Gesù fu fondata da Marie Rosalie Oliva Ulrich, suor Maria del Cuore di Gesù, a Strasburgo, il 21 ottobre 1867. Lei si proponeva come scopo: “una vita di puro amore e immolazione con spirito di riparazione verso il Cuore di Gesù, per una completa donazione di tutte le preghiere e opere a questo divin Cuore e attraverso il loro zelo a  farlo amare e a consolarlo”.  L’attività della Congregazione era essenzialmente indirizzata verso l’accoglienza e l’accompagnamento di giovani ragazze che appartenevano agli ambienti popolari.

Finita la guerra del 1870, l’Alsazia fu incorporata alla Germania. Per le suore “il loro paese natale divenne una terra di esilio”. Il padre A. Jenner SJ, direttore spirituale della fondatrice e che si trovava a Liesse (02) fece da intermediario con la diocesi di Soissons affinché la congregazione potesse incaricarsi del pensionato de Molain, vicino a Wasigny nell’Aisne. Ecco che un giorno, il 23 dicembre 1874, arrivarono una quindicina di suore. Il pensionato divenne anche “scuola esterna”, ma le suore pensavano che questa evoluzione non corrispondesse più ai loro progetti. 

Contattarono l’arciprete di Saint-Quentin, l’abate Gobaille, che accolse le suore a luglio del 1873, in rue Saint Louis (oggi Félix Faure). Il 6 gennaio 1874 le suore si stabilirono prima in una casa provvisoria, poi si pensò a costruire un nuovo convento, rue de Paris, su una proprietà che venne acquistata, dotata di un vasto giardino nel quale venne costruita una cappella provvisoria, in legno, che durerà, per mancanza di mezzi… fino al 1918! È qui, che la Madre Ulrich farà conoscenza del Padre Dehon, vicario nella Basilica, diventato confessore e conferenziere della comunità.

Più gli anni passavano, più la stima e la collaborazione tra Padre Dehon e Madre Oliva Ulrich, che tutti chiamavano “la cara Madre”, cresceva e si consolidava. Lei, con la sua comunità, e specialmente suor Marie Ignace, occuperanno un posto importante negli orientamenti spirituali della congregazione che fonderà Padre Dehon. “Avevo un’attrattiva speciale per la vita religiosa, scriverà Padre Dehon… Ma Nostro Signore mi aspettava a Saint-Quentin per mettermi in contatto con le nostre suore… Dalle nostre suore io trovai il mio cammino e Monsignor Thibaudier approvò i miei progetti di fondazione” (NQ VI, 43).

Degli errori di giudizio, senza dubbio, da parte di Padre Dehon, riguardanti i “lumi di preghiera” che avrebbe avuto una religiosa, Marie Ignace, mettono in pericolo la propria fondazione. Nonostante questo, avrà sempre una profonda stima per queste religiose della prima ora, alle quali scriverà nei suoi ultimi giorni di vita: “Noi siamo stati in tre per la fondazione dei Preti del Sacro Cuore: la cara Madre, voi [Marie Ignace] ed io… Ma la nostra opera è molto divina: è Nostro Signore che  ha fatto tutto. Ha tollerato tutte le nostre imperfezioni”. (Lettere, del 2 e 25 luglio 1925).

Le Suore Serve, “le nostre suore” aiutarono spiritualmente e materialmente Padre Dehon nelle sue opere. Si adoperarono nell’acquisto e nell’apertura del collegio San Giovanni. Saranno delle preziose assistenti nel patronato di rue des Bouloirs, come nella Scuola di San Clemente a Fayet, poi a Val-de-Bois (1882), a Clairfontaine (1888) e a Sittard (1889). “Sempre e dovunque le nostre suore si sono rivelate delle collaboratrici” di una straordinaria devozione, annoterà Padre Dehon. 

 

LA CASA DE RUE DE PARIS

Sarà in questa casa della rue de Paris che Padre Dehon si ritirerà dal 16 al 31 luglio 1877 per scrivere le Regole e le Costituzioni della sua Congregazione. Luogo di adorazione eucaristica quotidiana come prima missione, la casa di rue Paris accolse per un periodo, bambine e giovani ragazze che appartenevano alle famiglie dei barcaioli, poi in modo particolare ragazzi affidati in custodia dai giudici. I ragazzi erano scolarizzati nelle scuole della città, specialmente all’esternato Notre Dame.

Era il 19 marzo 1875 quando fu collocata la prima pietra della casa di rue de Paris. Il 19 giugno 1876 fu benedetta dall’arciprete di Saint-Quentin l’abate Mathieu, successore dell’abate Gobaille defunto.

Il 31 luglio 1877, le suore Serve del Cuore di Gesù ebbero l’autorizzazione di recitare il officio monastico che fu cantato coralmente fino al 1917. Il 1° novembre 1878, l’Adorazione perpetua al Santissimo Sacramento fu autorizzata nella loro cappella una volta alla settimana, poi a partire dal 1900, giorno e notte, senza interruzione, fino al 10 marzo 1917, giorno dell’esodo. L’occupazione tedesca, infatti, aveva integrato Saint-Quentin nella linea Hindenburg e quindi tutta la popolazione civile fu evacuata verso il Belgio. Le suore si ritirarono in un collegio a Soignies nel Belgio, dove pochi giorni dopo, morì la fondatrice, il 17 marzo 1917.

Sarà in questa casa della rue de Paris che Padre Dehon si ritirerà dal 16 al 31 luglio 1877 per scrivere le Regole e le Costituzioni della sua Congregazione.

Luogo di adorazione eucaristica quotidiana come prima missione, la casa di rue Paris accolse per un periodo, bambine e giovani ragazze che appartenevano alle famiglie dei barcaioli, poi in modo particolare ragazzi affidati in custodia dai giudici. I ragazzi erano scolarizzati nelle scuole della città, specialmente all’esternato Notre Dame.

La necessità di lavori importanti per mettere a norma gli edifici e la mancanza di suore con un diploma da educatrici, obbligarono la congregazione a fare una scelta e cioè di porre fine a quest’opera di Saint-Quentin.

Le Suore lasceranno definitivamente Saint-Quentin nel 1972, cedendo una parte degli edifici alla DDAS che mantenne per un periodo di tempo un focolare per i giovani. Nel 2009 la Congregazione venderà il resto della proprietà.

Oggi, la Congregazione delle Suore Serve del Cuore di Gesù, conta una quarantina di religiose ripartite in otto comunità che sono sparse in cinque paesi del mondo.

Fedeli alla nostra storia comune, e sempre con uno spirito di collaborazione, oltre alla comunità di Merkelbeek in Olanda, le suore si sono stabilite nel 1956 in Camerun a Nkongsamba e Bafoussan , poi a Urda in Spagna nel 1962, infine in Madagascar ad Antsirabé, nel 2000.

Ovunque, la loro prima missione rimane l’Adorazione Eucaristica quotidiana. Sono coinvolte nelle attività parrocchiali o professionali. In Francia hanno tre case: Scy Chazelles a Moselle, che è la casa madre, Merlebach, sempre a Moselle, e Dauendorf in Alsazia. I preti del Sacro Cuore, a volte si ritirano in una delle loro case.

 

Parrocchia di San Martino

Il 29 ottobre 1890 Monsignor Duval benedice la prima pietra. Per fare avanzare i lavori Padre Dehon organizza diverse questue attraverso la Francia con l’aiuto degli alunni della scuola apostolica di Fayet, tra i quali il fratello Joseph Philippe, seminarista, professore in tirocinio a Saint Clément, che diventerà superiore generale, come successore di Padre Dehon, e poi vescovo di Lussemburgo.

 

Tredici parrocchie di San Martino

La parrocchia attuale di S. Martino probabilmente è la ripresa, nel quartiere San Martin Rocourt, di una delle tredici parrocchie che contava un tempo Saint-Quentin. Infatti, una chiesa parrocchiale sottratta alla giurisdizione del Capitolo della Reale e Insigne Collegiata e dipendente dal Vescovo de Noyon, era stata collocata sotto il nome di San Martino di Tours. 

Questa chiesa costeggiava la via San Martino e l’Abbazia di Saint-Prix. Occupava col suo cimitero il terreno limitato dalle attuali vie Pasteur, Emile Zola e Renan.

Con i decreti esecutivi dell’Assemblea Nazionale, questa chiesa venne chiusa il 19 marzo 1791 e la parrocchia soppressa il 26 dello stesso mese.

Alla fine dell’anno, la chiesa fu prima venduta come patrimonio della nazione e dopo demolita all’inizio dell’anno 1792. I mobili rimasti sono stati trasportati nella Chiesa di Notre Dame il 13 aprile 1791. I beni di poco valore, dipendenti dalla Fabbrica di San Martino (terre, case, alloggio del vicario), sono stati venduti nel 1793, nell’anno V° e X° della Repubblica.

 

La nascita della parrocchia

Il 15 febbraio 1888, Mons. THIBAUDIER, Vescovo di Soissons, scrive al Molto Reverendo Padre DEHON, fondatore e Superiore Generale dei Preti del Sacro Cuore per chiederle di fondare, coi suoi padri, la parrocchia di San Martino.

“Mai penso al quartiere San Martino senza una pietosa emozione e senza domandarmi se non dovrò rendere conto dell’abbandono religioso della popolazione considerevole di Saint-Quentin… se mi rivolgo a voi, è perché mi pare che i Preti del Sacro Cuore mi sembrano provvidenzialmente indicati per fondare e dirigere l’equivalente di una parrocchia in questo quartiere… Sarà necessario acquistare un terreno, a nome dei privati, stabilire una Missione provvisoria, sotto il titolo di San Martino del Sacro Cuore, dare allo stabilimento una circoscrizione convenevole con il consenso del Curato e della Fabbrica di Saint-Quentin, assegnare al sacerdote direttore il titolo di vicario della Basilica, e fare il bene con questa precaria organizzazione aspettando tempi migliori. Uno dei vostri preti, tra i migliori e più capaci, non sarà mai buono abbastanza per questa opera. Vi darò un ampio benestare per fare la questua. La prima cosa da fare sarebbe vendere la proprietà del Signor Genty, la seconda di acquistare con tutti i fondi precedentemente raccolti un terreno ben situato e sufficientemente ampio…”.

Il Padre Dehon accetta presto, e scrive: “È un segno di fiducia e una grazia, però allo stesso tempo una carica per noi”.

Dal 7 marzo 1888, si mette alla ricerca  di un luogo interessante per la costruzione di una chiesa parrocchiale. Si ferma, il 20 aprile, su un terreno di 1562 metri quadrati situato tra la via di Ham e la via di Paris, che apparteneva a una famiglia sanquintinese conosciuta bene dalla chiesa: il signor Pierre Louis Agombart e sua sorella Adèle. Il Padre Dehon incarica il signor Bénard, architetto, di “fare i piani di un edificio ogivale”.

Il 17 giugno 1889, iniziano i lavori di livellazione del terreno, e Padre Dehon incarica il padre Agustin Léon Herr, prete del Sacro Cuore, della comunità di Clairfontaine (Belgio), di raccogliere dei fondi per la costruzione della chiesa, di cui diventa il primo responsabile. Il padre Herr sarà aiutato in questo compito dalla famiglia Desjardins, la Grande Charteuse e la Baronessa di Gargan.

Il 18 settembre, davanti al notaio Julien, a Saint-Quentin, i padri Dehon, Falleur e Herr firmano il contratto di acquisto.

Il 29 ottobre 1890 Monsignor Duval benedice la prima pietra. Per fare avanzare i lavori Padre Dehon organizza diverse questue attraverso la Francia con l’aiuto degli alunni della scuola apostolica di Fayet, tra i quali il fratello Joseph Philippe, seminarista, professore in tirocinio a Saint Clément, che diventerà superiore generale, come successore di Padre Dehon, e poi vescovo di Lussemburgo.

Nel 1894, il padre Lobbé viene nominato assistente di padre Herr per organizzare la futura parrocchia.

L’11 novembre 1895, la casa religiosa “Église San Martín” viene ufficialmente eretta in via Picardie.

Il 15 agosto 1896, terminati i lavori più importanti, il padre Lobbé, prete del Sacro Cuore, succede al padre Herr, e celebra per la prima volta, la messa nella chiesa di San Martino.

Il padre Dehon, dottore in diritto civile, prevedendo l’arrivo delle leggi civili contro le Congregazioni religiose, decide di attribuire la chiesa di San Martino ad un comitato formato da laici. Il 31 dicembre 1897, davanti al notaio Dhevilliers, a Saint-Quentin, il padre Dehon affida la chiesa di San Martino al canonico PIGNON, arciprete di Saint-Quentin, e a due laici, i signori L’Hotte e Arrachart. Il 22 febbraio 1901, i nuovi proprietari avrebbero voluto farne dono alla “Fabbrica della Basilica”. Nonostante il parere favorevole del Consiglio municipale, il Consiglio di Stato non diede mai il suo consenso. La chiesa resterà proprietà del Canonico Pignon e dei signori L’Hotte e Arrachart. É sotto la loro responsabilità che gli ultimi lavori saranno portati a termine.

Il 12 ottobre 1907, Monsignor Péchenard, vescovo di Soissons, erige San Martino come parrocchia e insedia il 4 novembre padre Lobbé come parroco. Finiti i lavori, verrà poi in parrocchia il 1° giugno 1913, per consacrare solennemente la chiesa di San Martino.

 

La ricostruzione

La chiesa sarà sfortunatamente danneggiata dai bombardamenti della Prima Guerra mondiale nel 1914-1918.

Sotto l’impulso di Monsignor Delorme, vicario generale della diocesi di Soissons, la restaurazione della chiesa comincia dal 1920. Il 29 gennaio 1922, Monsignor Binet può benedire e aprire al culto il coro e una parte della navata restaurata.

Benedì anche la prima campana di 320 chili che porta la scritta: “Marie Pierre Quintine Marguerite”, collocata nel campanile di destra.

La legge finanziaria del 1926 decise che tutti gli immobili destinati al culto e appartenenti a particolari potranno essere attribuiti all’Associazione Diocesana qualificata. Di conseguenza, la chiesa di San Martino, davanti al notaio Fleury, a Soissons, diventa il 20 luglio 1926, proprietà dell’Associazione Diocesana rappresentata da Monsignor Delorme, vicario generale de la diocesi di Soissons.

I lavori proseguiranno fino al 20 ottobre 1929, quando Monsignor Mennechet andrà a consacrare l’altare restaurato e, il 16 novembre 1930, a benedire le tre nuove campane.

La chiesa di San Martino diventa una delle più vaste della diocesi: 68 metri di lunghezza, 21,60 metri di larghezza da parte a parte (8 metri di larghezza della navata e 4 delle laterali). Il campanile di 9 metri eleva la sua croce a più di 60 metri di altezza. Il transetto si compone di tre navate, della stessa altezza, formate da dodici arcate ciascuna. L’abside ottagonale è accompagnata da due absidioli anche loro tracciati su un piano ottagonale. 

Nel 1931, il padre Lobbé presenta le sue dimissioni da parroco e muore a Saint-Quentin il 22 novembre 1933. Il clero diocesano prende in carico la parrocchia con l’abate Mouflard, fino al 14 gennaio 1939 giorno della sua morte e poi con l’abate Quennesson.

 

Nel cuore della periferia

Nel 1943, il vescovo di Soissons, propone ai Preti del Sacro Cuore di riprendere la parrocchia. Questo avverrà il 25 dicembre 1944 con la nomina dei padri Paul Legay e Jean Enard come parroco e vicario. Il padre Duhamel li raggiungerà una volta rientrato dalla sua prigionia, e insieme risiederanno al 71 di via Paris.  

Il 30 settembre 1949, il padre Rey viene nominato parroco di San Martino, e i padri Duhamel e Forrat come vicari. Insieme agli altri preti di Saint-Quentin, il padre Rey si rende conto dell’esistenza del muro che separa la Chiesa dalla classe operaia. Lui diventa appoggiandosi alle famiglie, come quella dei Marcos, uno dei protagonisti principali della nascita della missione operaria a Saint-Quentin e in tutta la diocesi.

Nel 1956, la comunità si insedia al 42 di via Picardie. Nel 1957-1958 la “Mission” rinnova tutta la pastorale della città integrando, privilegiandola, l’evangelizzazione degli ambienti sociali. In questo scenario, una “commissione del mondo operario”, viene creata sotto la presidenza del padre Rey e con la partecipazione di altri come René Baube, cappellano federale della JOC, e futuro prete operaio, e Roger Panier, cappellano delle ACO. Padre Rey muore purtroppo l’8 luglio 1959.

Il padre Marcel Deloddère, che fu uno dei suoi vicari dopo il 1953, diventa suo successore fino a settembre 1966. Con la sua comunità religiosa, continuerà il lavoro di padre Rey, in modo particolare, partecipando alla strutturazione della missione operaia. A partire da settembre 1955 sarà affiancato da un eccellente collaboratore: padre Jean Bosser. Quest’ultimo contribuirà ad introdurre fortemente la JOC e l’ACO, tanto nella parrocchia quanto in tutti i sanquintinesi prima di continuare la sua azione nella diocesi, dal 1962 a 1967, come cappellano diocesano della JOC.

È in questo stesso periodo, il 19 ottobre 1963, che i resti di Padre Dehon, deceduto a Bruxelles nel 1925, e tumulato a Saint-Quentin, nel cimitero di S. Giovanni di Saint-Quentin, saranno trasferiti alla chiesa di San Martino. Il padre Dehon aveva piantato le fondamenta della chiesa in questa zona popolare. Riposa oggi in mezzo alla gente di questo quartiere operaio. Come un simbolo molto forte, la sua presenza in questo luogo ci ribadisce, anche oggi, quanto sia urgente “uscire dalle sagrestie e andare dal popolo”…

 

Missione rinnovata

Sulla scia del Vaticano II° la vita religiosa si rinnova. I religiosi SCJ per la pastorale costituiscono “La commissione Vita Apostolica”, incaricata con altre di preparare il Capitolo Provinciale del 1965. La comunità di San Martino occupa il suo posto in questa commissione che riflette sulla missione e contribuisce attivamente alla nuova redazione della nostra Regola di vita.

Nel novembre 1966, il padre Joseph Tapin viene nominato parroco di San Martino, appoggiato dalla parrocchia, sarà nominato anche parroco di Gauchy, Grugies e Oestres. Infatti, sarà il padre Jean Biondaro, che garantirà il suo incarico come parroco di San Martino dal 1972.

Nel 1971, nella periferia di San Giovanni, adiacente a quella di San Martino, il padre Massera e i fratelli Etienne Chevallier e Bernard Lyon, si sistemano nel cuore di un quartiere di case operaie. Tutti e tre lavorano in azienda. Il padre Paul Buchheit li raggiunge intervenendo come educatore specializzato, in una baraccopoli del Campo dei manovali. Il padre Marcel Ouillon, pur restando nella parrocchia di San Martino, va a lavorare in una fabbrica tessile. Il campo missionario affidato ai Preti del Sacro Cuore si amplia sensibilmente.

Si estende geograficamente con la responsabilità di padre Tapin nelle parrocchie vicine. E si espande anche tra gli organismi missionari ecclesiali. I Preti del Sacro Cuore di Saint-Quentin apportano, di fatto, il loro contributo alla riflessione e alla diversità della vita religiosa, donne e uomini, in diocesi. Prendono l’iniziativa affinché Monsignor Labille metta in funzionamento un Consiglio diocesano per la vita religiosa. Partecipano allo sforzo diocesano per l’evangelizzazione del mondo operaio, rinforzando il gruppo dei sacerdoti operai e le cappellanie specializzate, così come la presenza della vita religiosa nel mondo del lavoro industriale.

Nel 1986 il padre Tapin lascia le sue responsabilità parrocchiali per essere “inviato accanto ai piccoli e agli umili, ai lavoratori e ai poveri, ai pensionati e prepensionati, dai quali la Chiesa spesso è lontana”.

Nel 1995 la diocesi si impegna in un “cammino sinodale” e decide una fusione delle parrocchie al fine di favorire il lavoro collettivo, e la collaborazione tra laici e preti.

Il padre Antonio Tejado, spagnolo, dal 1991 a Saint-Quentin, diventa nel 1998 il moderatore della nuova parrocchia “Saint-Quentin in Vermandois”. È assistito dal padre Fernand Le Page. È la parrocchia più importante della diocesi e senza dubbio la più operaia, poiché raggruppa le tre antiche parrocchie popolari: San Martino, San Giovanni e Giovanni XXIII, con le altre altrettanto antiche parrocchie di Fayet, Gricourt, Francilly e Holnon.

PARROCI DELLA PARROCCHIA SAN MARTINO

PÈRE LOBBÉ: 1907- 1931

ABBÉ MOUFLARD: 1931-1939

ABBÉ  QUENNESON: 1939-1944

PÈRE LEGAY: 1944-1949

PÈRE REY: 1949-1959

PÈRE DELODDERE: 1959-1966

PÈRE TAPIN: 1966-1972

PÈRE BIONDARO: 1972-1990

PÈRE LE PAGE: 1990-1998

PÈRE ANTONIO TEJADO: 1998-…

La comunità

Comunità Dehoniana

Fraternité du Sacré-Coeur
42 rue de Picardie
F-02100 Saint Quentin
France