Lo Studentato per le Missioni: uno Studio della Missione
La storia della presenza dehoniana a Bologna mette in luce una comunità dinamica, vivace, intenta a ristudiare le forme della propria presenza. Si potrebbe dire che nel nome stesso dello “Studentato per le Missioni” si cela la vocazione della comunità: lo studio di come vivere la propria missione. Il fatto che i Sacerdoti del Sacro Cuore siano presenti a Bologna è da ascrivere direttamente alla volontà di p. Leone Dehon stesso. Dopo la fondazione della prima casa ad Albino (BG) nel 1907 – grazie all’interessamento dell’allora segretario di mons. Radini Tedeschi Giuseppe Roncalli (il futuro Giovanni XXIII) – p. Dehon comprese l’esigenza di trovare un luogo che ospitasse il numero dei giovani in formazione infatti cresceva e faceva ben sperare la diffusione della congregazione. L’allora arcivescovo di Bologna, mons. Giacomo Della Chiesa (il futuro Benedetto XV) stimava p. Dehon e vedeva nella nuova congregazione un dono della provvidenza. Grazie alle intuizioni e alle energie di p. Ottavio Gasparri, allora superiore di Albino, divenne possibile aprire una casa di formazione a Bologna dove lo studio della filosofia e della teologia unita alla preparazione pastorale dei futuri sacerdoti rappresentarono il seme che permise alla congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di espandersi in Italia e di crescere in persone e opere. È grazie a queste tre persone che si deve la presenza dei dehoniani a Bologna.
P. Leone Dehon
P. Dehon pensava a Bologna fin dai primi mesi del 1910 quando scrive nel suo diario: “Vado a dormire a Bologna, lì c’è un nuovo fermento di spiritualità del Sacro Cuore, monsignor Della Chiesa mi riceve sempre molto amabilmente. Sarà contento di accoglierci a Bologna. Vi faremo una casa di formazione.”. Quando p. Dehon si recava a Roma, dopo la consueta sosta ad Albino, era solito fermarsi a Bologna a motivo della sua amicizia con mons. Della Chiesa. In un viaggio del 1911 si fermò solo poche ore in città, si recò infatti presso la tomba di San Domenico dove implorò la sua protezione sull’opera che aveva in progetto. Difatti la sera di quello stesso giorno era già a Roma, dove molti erano gli appuntamenti in programma; tra tutti il più importante fu certamente l’udienza di papa Pio X, il 21 febbraio. L’incontro fu molto cordiale, al papa p. Dehon espose lo “stato della congregazione” e concluse sollecitando una speciale benedizione per tutte le sue opere, tra cui appunto i “400 alunni delle scuole apostoliche”. Egli continuò a coltivare la sua amicizia con il card. Della Chiesa come quando essendo in viaggio questa volta da Roma a Parigi poté scrivere: “Facciamo una sosta a Bologna. C’è là un buon piccolo gruppo. Se a settembre si potranno ammettere al noviziato, sarebbe un bel passo avanti per l’opera italiana”. E aggiunge: “Visita a mons. Della Chiesa, che si dimostra molto amico e benevolo” (1913). Dopo che il card. Della Chiesa sarà diventato papa col nome di Benedetto XV (1914), i legami di p. Dehon con lui saranno ancora più stretti. Anche all’inizio del 1918, infatti, p. Dehon andò a trovarlo (questa volta in Vaticano) soprattutto per ringraziarlo di avergli ottenuto un salvacondotto che gli consentì di uscire dalla zona occupata dai tedeschi e così riprendere i contatti con tutte le comunità della congregazione.
Il card. Giacomo Della Chiesa
Comprendiamo bene pertanto come un ruolo determinante nella fondazione dello Studentato lo svolse l’arcivescovo di Bologna mons. Della Chiesa il quale, quando gli giunse la richiesta di p. Dehon, si disse non solo “disposto” ma veramente “contento” di poter accogliere i nostri primi “scolastici” nella sua città. Quando lo Studentato fu aperto a Bologna (4 novembre 1912) egli esprimeva pubblicamente la sua approvazione con queste parole: “I vincoli di antica amicizia, che mi legano al fondatore della congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, mi hanno fatto sempre guardare con benevolenza la scuola apostolica (Albino) dipendente dalla stessa congregazione. Ma oggi che gli alunni più anziani di detta scuola apostolica sono venuti a compiere i loro studi in questa città di Bologna, cresce a mille doppi il mio antico affetto per i preti del Sacro Cuore e nell’animo mio nasce vivissimo l’interesse per gli alunni dello Studentato per le Missioni. Sono perciò lietissimo di ammetterli alle scuole del mio seminario e, mentre mi rallegro di poter giovare ad essi con la sana istruzione che riceveranno in quest’antica madre di buoni studi, confido che a sua volta la mia diocesi possa trarre vantaggio dai loro buoni esempi e dal fervore delle loro orazioni”. In diverse circostanze egli si compiacque di definirsi “Il fondatore dell’opera dei Sacerdoti del Sacro Cuore in Italia”, e il 30 giugno 1914, appena creato cardinale, fece giungere allo Studentato una sua fotografia, col seguente autografo: “I missionari del Sacro Cuore, che usciranno dallo Studentato di Bologna, sono destinati a spargere altrove la fragranza dei frutti del loro sapere. Ma a Bologna rimarrà sempre l’onore di aver fatto sbocciare quei fiori e di avere preparato quei frutti. Auguro perciò che il Signore benedica largamente i superiori e gli alunni dello Studentato dei missionari del Sacro Cuore in Bologna”.
P. Ottavio Gasparri
Colui che svolse un ruolo determinante per la fondazione e il primo sviluppo dello Studentato a Bologna fu tuttavia certamente p. Gasparri. Conosceva bene p. Dehon ed era da lui stimato, infatti nel 1911, giovanissimo, fu nominato rettore ad Albino per il triennio 1911-1914, dove era al contempo direttore della rivista “Il Regno del Sacro Cuore” che in seguito trasferì a Bologna. In quel periodo era ancora l’unico italiano della congregazione già sacerdote, per cui quando p. Dehon doveva affrontare qualche problema in Italia cercava la sua collaborazione, compresa quella di cercare una sede per gli studenti che dovevano iniziare lo studio della filosofia e della teologia. Difatti tra il 1910 e il 1912 erano già una ventina al termine del ginnasio e si avvertiva impellente il bisogno di cercare una nuova sede perché potessero proseguire gli studi e giungere ben preparati al sacerdozio. Contatti erano già stati presi dallo stesso p. Dehon con l’arcivescovo di Bologna ma le ricerche e le trattative per trovare una sede adatta con l’impegno effettivo per renderla abitabile ricadde quasi unicamente sulle spalle del giovane e generoso p. Gasparri. Scartata l’ipotesi della chiesa di San Prosperino (allora troppo piccola e ora demolita) dopo varie ricerche e trattative, accettò la proposta avanzata dallo stesso arcivescovo di una sistemazione provvisoria in alcuni locali del vecchio seminario (via Pietralata 58) con la prospettiva di potersi trasferire, appena possibile, presso la chiesa della Madonna dei Poveri (via Nosadella 6).
Inoltre per gli scolastici ottenne che potessero frequentare i corsi di teologia al seminario arcivescovile. Così sul finire dell’estate 1912 si fecero gli ultimi preparativi e il 4 novembre p. Giuseppe Goebels accompagnò il primo gruppo dei giovani “scolastici” a Bologna dove ad attenderli c’era p. Gasparri. Molti i sacrifici e le ristrettezze, poche le risorse a disposizione, ma ci si adattò di buon grado, anche perché la prospettiva era quella di trasferirsi quanto prima in via Nosadella.
Il santuario della Madonna “dei Poveri”
Dal 1 gennaio 1913 la comunità poté trasferirsi in via Nosadella, all’ombra del santuario della Madonna “Regina dei Cieli”, detta “dei Poveri”. L’unione della giovane comunità dello Studentato col santuario e con il periodico Il Regno del Sacro Cuore costituì come l’ossatura che divenne “matrice d’identità” per la presenza dehoniana a Bologna, si tratta infatti di aspetti che ancora oggi viviamo e abbiamo sempre cercato di tenere uniti nelle nostre comunità bolognesi:
– il santuario, animato da solenni liturgie e da numerose iniziative pastorali, diventò presto un importante punto di riferimento per la vita religiosa del quartiere;
– lo Studentato trovò nelle iniziative del Santuario un’occasione per farsi conoscere in città;
– il periodico Il Regno del Sacro Cuore divenne il canale naturale per suscitare nei lettori interesse e condivisione per gli ideali spirituali e missionari della congregazione.
La comunità rimarrà in questa sede per 12 anni, i primi dei quali non senza problemi. Intervennero muratori e imbianchini: alcuni muri sparivano e altri sorgevano ma lo spazio era sempre limitato. Si tentarono vari interventi ma erano soltanto ripieghi che non miglioravano realmente la situazione perché l’ambiente era fatiscente, tanto che in due occasioni i soffitti caddero, fortunatamente senz’altra conseguenza che polvere e calcinacci sopra i letti o i tavoli dei pacifici inquilini. C’era infatti una naturale freschezza di vita nella piccola comunità, l’impegno per lo studio non mancava, l’entusiasmo e la serenità degli inizi non mancavano. In seguito si ebbe anche una cappella privata, ottenuta dimezzando orizzontalmente la sacrestia del santuario, ma risultò tanto bassa da costringere p. Dehon a procedere a capo inclinato e, più tardi, il card. Giorgio Gusmini a rinunciare alla mitria quando venne a inaugurarla! Nella piccola comunità di via Nosadella p. Dehon venne a celebrare il suo 50° di sacerdozio l’11 dicembre 1918. Una foto lo ritrae in quella circostanza con i padri e gli alunni e insieme le autorità civili e religiose di Bologna. In questa comunità saranno formati alcuni padri che occuperanno posti di grande responsabilità nella Provincia italiana, tra cui p. Lorenzo Ceresoli, p. Gaetano Franceschetti, p. Nicola Zagaria e l’oblato dehoniano ven. Antonio Gallo di cui è stata introdotta la causa di beatificazione.
La grande guerra
P. Gasparri, rimase superiore dello Studentato fino al 1919; nel periodo della “grande guerra” tuttavia (1914-1918), quando ogni comunicazione diretta tra Bologna e il superiore provinciale era impedita (risiedeva a Parigi in zona occupata dai tedeschi), p. Gasparri dalla Santa Sede fu nominato “quasi provinciale” dell’Italia. Nel 1919 fu ancora lui ad ottenere dal comune di Albisola (SV) la disponibilità del vecchio convento annesso al Santuario “Madonna della Pace” che venne adibito a noviziato. Fu il passaggio per ottenere la costituzione della Provincia italiana dei Sacerdoti del Sacro Cuore di cui p. Gasparri fu il primo superiore provinciale. Da quello stesso anno (1919) fino al 1929 fu anche procuratore generale della congregazione presso la Santa Sede e, contemporaneamente (dal 1920 al 1926) superiore locale della comunità di Roma, dove vi rimase fino alla morte (8 febbraio 1929), dedito completamente alla costruzione del tempio votivo internazionale del Sacro Cuore di “Cristo Re” (18 maggio 1920), voluto da p. Dehon stesso.
La nuova sede
Sono anni fiorenti per la congregazione che anche in Italia cresce e si diffonde, al punto che nel 1924 si pone seriamente la questione di trovare un’altra sede per lo Studentato, una sede più grande che possa accogliere tutti gli studenti (più di 100!) che si preparano a diventare sacerdoti. Il superiore p. Luigi Duborgel ottenne il mandato di cercare e acquistare un terreno per la costruzione di un nuovo Studentato. Venne scelto il quartiere Cirenaica, in piena periferia, dove grazie all’aiuto dei benefattori venne costruito il nuovo Studentato, un’architettura imponente in armonia con lo stile bolognese (mattone rosso a vista e porticati), un’architettura tuttavia gentile, a forma di ferro di cavallo e solida. Gli eventi significativi sono diversi:
– il 12 agosto 1925 muore p. Dehon e viene eletto generale p. Lorenzo Philippe;
– nella Chiesa si celebra il Giubileo (1925), un evento che ha una ricaduta anche a livello locale grazie alle diverse iniziative svolte, in particolare il periodico “Il Regno del sacro Cuore” promuove l’esposizione missionaria vaticana (perorata dalla Santa Sede);
– lo Studentato si trasferisce da via Nosadella al quartiere Libia in una sede nuova e più ampia (15 ottobre 1925);
– inizia il servizio liturgico nella cappellina del Suffragio (1926) che verrà eretta canonicamente il 31 luglio 1932;
– dal 1927 cominciano a partire dallo Studentato i primi padri missionari per il Camerun e il Congo Belga.
La cappella
La comunità dello Studentato, nella sua nuova sede, cresce in numero, opere e presenza nella Chiesa locale. La casa, tuttavia, non può dirsi terminata, fino a quando il 12 aprile 1931 viene finalmente inaugurata la nuova cappella. Si tratta di un aspetto importante non solo perché ha permesso alla comunità di avere finalmente il luogo principale in cui attingere luce e forza, ma anche perché si tratta di una cappella particolare, innovativa.
Il 12 febbraio 1934 ha luogo la benedizione della decorazione del presbiterio della cappella dello Studentato, ad opera del pittore polacco Ladislao Cichon dell’Accademia di Cracovia (fratello di un padre dehoniano polacco). L’evento fa notizia e attira l’attenzione della stampa. Il 4 aprile, sul quotidiano bolognese L’Avvenire d’Italia, appare un lungo articolo a commento della decorazione pittorica della cappella, firmato Giuseppe Rivani: “La nuova decorazione è veramente nuova e originalissima per Bologna, la quale nell’arte delle chiese ancora si attarda nelle convenzioni del chiaroscuro ottocentesco”. L’opera di Cichon “è risultato di sentimento, di pensiero e di studio con i quali l’artista ha fuso modernissimi concetti con criteri tradizionali sulla base della migliore e più finistica decorazione sacra, quella cioè degli stili bizantino, romanico e gotico che più di ogni altro stile tendono ad elevare lo spirito a Dio”. Il “nuovo altare” (costruito in seguito alla riforma del Concilio) verrà consacrato il 1 dicembre 1995 da mons. Marcello Palentini (vescovo dehoniano in Argentina) in occasione del 75° della Provincia Italiana. Nel 1937, con l’arrivo dei primi padri laureati o licenziati, iniziano i corsi teologici impartiti all’interno dello Studentato. Nel 1938 parte il primo gruppo per l’Argentina.
Gli anni della guerra
Nel 1934 lo Studentato acquista un albergo sull’Appennino emiliano (Castiglione dei Pepoli) dove trasferirsi nel periodo estivo. Si tratta di una scelta che poi si è rivelata fondamentale nel periodo della guerra. Così scrive p. Elio Greselin (già superiore dello Studentato e ora vescovo in Mozambico) nella cronaca del 1977: “Il 1943 è l’anno dei bombardamenti sulla città di Bologna che rimane alla mercé dei tedeschi. Anche lo Studentato viene occupato dai tedeschi. Gli episodi di sangue e di eroismo si intercalano e si danno la mano e i protagonisti di tali episodi vanno a gara chi nel bene e chi nell’odio. Chi non ricorda il 25 settembre 1943? Dopo un violentissimo bombardamento, i nostri padri dello Studentato, sperduti tra le macerie, soccorrono feriti, assolvono moribondi, salvano il SS. Sacramento, accorrono ovunque sanno che c’è bisogno di loro. Il 1944 inizia carico di tragedia. In gennaio: bombardamenti selvaggi che distruggono la città di Bologna. La nostra casa diventa rifugio per un centinaio di persone. In giugno la casa viene brutalmente occupata dai tedeschi che la adibiscono a loro abitazione e il cortile per i mezzi corazzati e i cavalli. 18 studenti sfollano a San Luca e vi rimangono fino a dicembre. In luglio nuovo ordine di sfollamento da Bologna per quelli che erano rimasti. Dapprima il rifugio è a Castiglione dei Pepoli e poi a Burzanella, zone tristemente famose per le rappresaglie tedesche contro la popolazione indifesa. A settembre, nuovo sfollamento da Burzanella per Monteacuto e in ottobre ritorno a Castiglione ormai occupata dagli inglesi e le forze alleate che dal sud si dirigono verso il nord. 12 ottobre 1944: il più massiccio bombardamento effettuato in Italia sopra la città. Sono le estreme resistenze tedesche che ormai devono ritirarsi. La città di Bologna è un incendio. Piovono bombe sulle scuole Giordani, alla Sacra Famiglia, davanti al Suffragio, sulle case vicine allo Studentato e sul vicino campo Remondini… ma lo Studentato rimane miracolosamente illeso. Finalmente il 21 aprile 1945 Bologna è liberata e il 25 aprile i bolognesi si riversano sulle strade e accompagnano la Vergine di San Luca che li ha liberati. I nostri alunni dispersi fanno ritorno allo Studentato: sono 120 religiosi”.
Anche allo Studentato, come in tanti altri posti, è stata scritta qualche pagina di storia da non dimenticare. Un giovane ebreo trovò rifugio tra i religiosi di Castiglione, era vestito con la tonaca come gli altri, partecipava a tutte le attività della comunità (eccetto naturalmente la confessione e la comunione) e venne “coperto” quando i tedeschi lo cercarono.
Verso l’Appennino
La presenza dei padri nell’Appennino è stata significativa per la popolazione, il loro impegno ha permesso infatti lo sviluppo culturale, umano e spirituale del territorio:
– il 26 ottobre 1946 viene aperto il Collegio San Giovanni per l’educazione della gioventù;
– il 30 maggio 1947, all’indomani della guerra, la Provincia Italiana firma la convenzione con la diocesi di Bologna per la cura pastorale del Santuario della “Madonna delle Grazie” di Boccadirio, (sempre nel 1947 partono i primi quattro missionari per il Mozambico);
– il 13 giugno 1951 viene riconosciuta legalmente la scuola media San Giovanni (parifica nel 1953);
– il 23 luglio 1962 la Provincia Italiana Settentrionale assume la cura pastorale della parrocchia di Castiglione dei Pepoli;
– il 14 gennaio 1964 inizia la costruzione di un nuovo edificio da destinarsi esclusivamente all’Istituto Tecnico Commerciale;
– il 19 settembre 2008 il card. Carlo Caffarra affida alla comunità dehoniana l’unità pastorale delle parrocchie della zona di Castiglione dei Pepoli (Castiglione, Le Mogne, Trasserra, San Damiano, Creda, Sparvo);
– il 24 aprile 2010, presso l’Istituto Statale di Istruzione “Caduti della Direttissima” (ex Collegio S. Giovanni), l’ex-cappella del Collegio – ora trasformata in aula magna – verrà dedicata ai “padri dehoniani” in ricordo dei tanti anni in cui i nostri padri si sono prodigati nel campo educativo.
La Parrocchia Santa Maria del Suffragio
Dopo la guerra lo Studentato partecipa alla ricostruzione del paese e della chiesa, non si trattava infatti di ricostruire solo delle mura ma anche delle persone, delle vite, delle speranze. Ciò che verrà espresso nel Vaticano II con la costituzione pastorale Gaudium et spes combacia infatti con l’aspetto della “riparazione”, dimensione specifica con cui la spiritualità dehoniana declina il dono di sé. Gli anni ’40 e ’50 vedono fiorire aspetti di generosità e di originalità. Si procede ad un nuovo progetto della parrocchia del Suffragio, pensato come un santuario dedicato all’intercessione per i defunti. Aveva infatti già avuto luogo la benedizione del teatro/chiesa del Suffragio (22 febbraio 1924) e la posa della prima pietra (7 settembre 1924)
– il 23 ottobre 1941 si procede alla presenza del card. Giovanni Battista Nasalli Rocca alla posa della “seconda” prima pietra del nuovo edificio nel terreno adiacente allo Studentato (ove sorge attualmente);
– il 15 aprile 1952 iniziano il lavori veri e propri, (negli anni 1953-1954, grazie a p. Luigi Maino, si provvede a costruire la grotta della Madonna nel giardino dello Studentato);
– il 29 novembre 1965 il card. Lercaro inaugura la nuova chiesa monumentale;
– l’11 ottobre 1971 il card. Antonio Poma consacra la chiesa del Suffragio.
Il Villaggio del Fanciullo
Dopo l’immane conflitto che sconvolse l’Italia dal 1940 al 1945, la Provincia italiana volle aggiungere, al Collegio San Giovanni di Castiglione dei Pepoli, un’opera specifica a beneficio dei ragazzi che erano rimasti privi del calore della propria famiglia. Il progetto venne portato avanti da p. Mario Fogarolli e p. Erminio Crippa che si dissero disposti ad andare negli Stati Uniti per reperire fondi per la costruzione del Villaggio del Fanciullo. Questa opera educativa aveva come punto di riferimento i principi pedagogici di p. Flanagan, riassunti nella frase che per diversi anni rimase scritta a caratteri cubitali sul muro del Villaggio quando era ancora in costruzione “Aiutare i ragazzi ad aiutare se stessi”. Un punto di riferimento più vicino e più accessibile, tuttavia, fu certamente rappresentato anche da p. Olinto Marella, che nel dopo guerra a Bologna istituì la “città dei ragazzi”, un luogo dove orfani di guerra, ragazzi senza futuro e senza famiglia potevano apprendere prima che un mestiere un modo di relazionarsi:
– il 14 marzo 1950 venne acquistato il terreno per la costruzione del Villaggio;
– nell’estate del 1952 viene ultimata la costruzione del primo fabbricato del Villaggio;
– il 1952 vede anche l’avvio della tipografia artigianale presso il Villaggio del Fanciullo (nel 1971 diviene un’attività dell’Ente Collegio Missionario Studentato per le Missioni col nome Grafiche Dehoniane e si trasferisce nella struttura a essa intestata, nel 2009 cessa ogni attività);
– dal 1956 fanno parte della comunità alcuni studenti portoghesi che resteranno anche dopo la costituzione della Provincia Portoghese (1966) fino al 1971;
– il 18 marzo 1965 inizia la costruzione del Villaggio – Hotel, il pensionato universitario che diverrà l’attuale CGV (Centro Giovanile Villaggio).
La stagione della semina
Gli anni ’50 e ’60 coincidono con un’altra stagione importante per i dehoniani a Bologna, la stagione dell’amicizia con il card. Lercaro che allo Studentato era “di casa”. È in questo periodo infatti che il periodico “Il Regno del Sacro Cuore” fa un salto e dà origine ad un’altra rivista “Il Regno”. È il momento in cui nasce il Centro Editoriale Dehoniano, la nostra casa editrice che si è stabilita nel santuario della “Madonna dei Poveri”:
– nel 1956 p. Enzo Franchini pubblica l’articolo “Il cattolicesimo questa minoranza” nel quale cerca di delineare gli snodi culturali del futuro;
– il 25 dicembre 1957 nasce a Bologna grazie a p. Albino Elegante la Compagnia Missionaria;
– il 5 settembre 1960 nasce ufficialmente il Centro Editoriale Dehoniano con sede provvisoria allo Studentato, nel 1964 il gruppo redazionale de “Il Regno”, costituito da alcuni giovani padri, si trasferisce in Via Nosadella (dove 51 anni prima lo Studentato era nato);
– il 1960 è anche l’anno in cui la Provincia Italiana si divide in Provincia Italiana Settentrionale e Meridionale.
Il Concilio Vaticano II (1962-1965) avvia un processo di ristrutturazione degli studi teologici, di ripensamento dei percorsi formativi e della vita religiosa nel quale la comunità e la struttura dello Studentato vengono coinvolte a più livelli e in misura profonda. Da questo momento la comunità si impegna per declinare le scelte del Vaticano II, il grande “segno dei tempi” del secolo passato, come lo ha definito Benedetto XVI.
La ricerca di una nuova identità
In consonanza col clima sociale anche lo Studentato vive un periodo di irrequiete tensioni interne (primi anni ‘70). Si contestano le grosse comunità seminariali, si domandano piccoli gruppi, autogestiti, mantenuti dal proprio lavoro. D’accordo col p. provinciale la comunità acconsente all’avvio ad experimentum del gruppo di Via Lelli e di quello di Modena (1971). La formazione teologica conosce un momento storico di ristrutturazione nell’anno scolastico 1970-1971 con l’aggregazione del nostro Studentato allo Studio Teologico Sant’Antonio, emanazione dei Padri Francescani della Provincia dell’Emilia-Romagna, a sua volta affiliato al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma (ora facente parte della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna). Lo Studentato domanda di poter restare sede distinta e autonoma di insegnamento; lo resterà fino agli ultimi anni ‘80 quando, a causa del ridotto numero di studenti, le lezioni allo Studentato vengono a cessare. A partire dal 1974 viene offerta l’ospitalità ad alcuni studenti universitari laici, con essi si stabilisce un fraterno rapporto di vicinanza. Nel 1976 riprende la presenza di alcuni studenti teologi della Provincia Italiana Meridionale. Lo Studentato resterà unico per le due province fino all’estate 2001 quando la Provincia Italiana Meridionale riaprirà il proprio a Napoli. Nel 1977 nasce l’esperienza del GAVCI (Gruppo Autonomo di Volontariato Civile in Italia e all’Estero) grazie a p. Angelo Cavagna per rispondere all’esigenza di costruire un mondo di giustizia e di pace.
Gli anni ‘80
Dal 1985 per tre anni consecutivi viene ospitato il gruppo dei postulanti comboniani. Nel 1986 il GAVCI si trasferisce nella parrocchia di Bagnarola di Budrio (che viene affidata alla cura pastorale di una comunità dehoniana). Nel 1986 alla comunità giungono poi sempre più numerose le richieste di ospitalità per immigrati. Alcuni laici si adoperano per accogliere un gruppo di 9 studenti del Mali, sbarcato a Bologna quasi senza referenze. Hanno terminato l’università nel loro paese e vogliono conseguire il dottorato.
Si individua la canonica della parrocchia di San Michele Arcangelo a Casalecchio dei Conti che è vuota, ma permessi e soldi per la ristrutturazione tardano ad arrivare. L’intervento di mons. Claudio Stagni assicura l’accettazione della Curia arcivescovile, la comunità del Centro Dehoniano mette a disposizione la somma necessaria alla partenza dell’opera. Il 29 settembre 1988 il card. Giacomo Biffi autorizza l’iniziativa. La notte del 29 al 30 settembre dormono nella canonica di San Michele Arcangelo una coppia di Curdi, una coppia del Ghana (con la loro figlioletta), un ammiraglio somalo, un ragazzo dello Sri Lanka, alcuni Maghrebini. Il 14 aprile 1989 viene finalmente costituita Arc-en- Ciel che ha come scopo l’accoglienza e l’inserimento nella vita sociale, lavorativa e culturale di cittadini stranieri in situazioni di emergenza, provenienti dall’Africa, dall’America latina e dall’Asia.
Gli anni ‘90
Dal 1990 al 2002 lo Studentato cura la formazione teologica di alcuni candidati al presbiterato appartenenti alla Chiesa Greco-Cattolica Romena. Nel 1994 (ri)nasce il Gruppo Missionario che offre periodi di formazione durante l’anno e periodi di condivisione durante l’estate nelle missioni dehoniane sparse nel mondo. Nel 1997 la Provincia si interroga sul futuro del Villaggio del Fanciullo e attraverso una Conferenza provinciale costituisce un’equipe per studiare il da farsi. Nel 1998 si porta a chiusura la scuola di odontotecnica del Villaggio e gli ambienti vengono messi a disposizione di una scuola professionale. Nel 1999 si apre al Villaggio una comunità di accoglienza per minori stranieri non accompagnati.
La storia recente
L’11 maggio 2001 si costituisce la Cooperativa Sociale “Villaggio del Fanciullo”, il 9 luglio l’Associazione Onlus “Amici del Villaggio” e il 25 gennaio 2002 l’Associazione Onlus “Villaggio del Fanciullo”. La presenza nel sociale richiede oramai infatti vesti giuridiche e fiscali adeguate, al passo coi tempi. Un momento di intenso ripensamento della propria identità e missione si impone alla comunità quando, nell’anno scolastico/sociale 2002-2003, non sono presenti studenti di teologia: lo Studentato non si identifica più unicamente con una comunità di formazione ai candidati al sacerdozio ma con una comunità che è formativa in se stessa, a partire dalle relazioni che i religiosi (sacerdoti e candidati al sacerdozio) instaurano tra di loro. Significativo in questo senso è il processo che porta alla composizione corale del progetto apostolico comunitario. Un altro passaggio storico si produce quando, nell’ottobre 2002, la comunità della parrocchia di Santa Maria del Suffragio confluisce nello Studentato, dal quale era nata nel 1943. In seguito alla soppressione canonica della comunità del Villaggio del Fanciullo, nel 2005, l’opera e le iniziative a essa riferite vengono affidate alla comunità dello Studentato. Nel 2007 entra in funzione la nuova Biblioteca, ora aperta al pubblico. Nel 2008, infine, apre il Centro d’Accoglienza Villaggio nell’ala ovest dello Studentato, ampiamente ristrutturata per ospitare il Centro Giovanile Villaggio e la Casa di Accoglienza Villaggio per i parenti dei malati.
in: http://www.studentatomissioni.it
Bologna è una città giovane e piena di vita: lungo le strade e nelle ampie piazze si possono notare tantissimi studenti.
La città gode di grande fama in ambito culturale, poiché sede della prestigiosa Alma Mater Studiorum, ovvero dell’Università di Bologna, considerata fra le migliori del bel paese e tra le più antiche del mondo: la data di fondazione risale convenzionalmente all’anno 1088.
Bologna è stupenda da visitare grazie alle numerose testimonianze storiche e culturali. Il centro, contornato da antichi portici, vanta monumenti affascinanti e palazzi prestigiosi che bene si accostano con l’eleganza di questa particolare città.
Piazza Maggiore
Un dinamico punto di incontro è Piazza Maggiore, la principale piazza di Bologna, circondata dai più importanti edifici della città medievale come ad esempio Palazzo del Podestà e la grande Basilica di San Petronio.
Si trova nel cuore della città, adiacente all’altrettanto nota Piazza del Nettuno; da qui è possibile raggiungere in pochi minuti praticamente ogni attrazione principale attraversando le strade più importanti: Via dell’Indipendenza, Via Galleria, con i suoi numerosi palazzi nobiliari, Via dell’Archiginnasio.
Fontana del Nettuno
Molto famosa è anche la Fontana del Nettuno, una fontana monumentale situata nell’omonima piazza Nettuno, adiacente a Piazza Maggiore, che gli abitanti della città chiamano “il Gigante” per via delle sue dimensioni. Creata da Giambologna nel XVI secolo, è una delle più belle fontane del suo periodo e nasconde uno dei famosi piccoli “segreti” disseminati in tutta la città. Infatti, posizionandosi in un punto preciso segnalato per terra, un effetto ottico mostra la statua come se avesse una erezione in corso…
Basilica di San Petronio
Quando vennero avviati i lavori di costruzione della Basilica di San Petronio nel 1390, l’iniziale progetto prevedeva che questa dovesse essere ancora più grande di San Pietro a Roma. Purtroppo le intenzioni iniziali non sono state mantenute e la struttura non è mai stata terminata; ad oggi la facciata risulta incompleta. Nel piccolo museo sul retro della chiesa, si possono vedere i disegni presentati per la facciata dai vari progettisti negli anni, compresi quelli dal grande architetto Andrea Palladio.
Le Torri Pendenti
Il simbolo più noto e rappresentativo della città però sono le due torri pendenti: Torre degli Asinelli e Torre della Garisenda, edificate per volere dei nobili ghibellini nel XII secolo. Queste sono le due più famose, ma in realtà ce ne sono molte altre.
In principio erano oltre 100, edificate intorno al XII° secolo, oggi ne rimangono una ventina. La loro altezza era una sorta di status symbol per le famiglie nobili del tempo. All’interno della Torre degli Asinelli potrete salire 498 gradini per poi ammirare una vista mozzafiato “a volo d’uccello”.
Museo Civico Archeologico
Anche chi solitamente non ama visitare i musei apprezzerà senza dubbio la collezione del Museo Civico Archeologico.
Fra cimeli di civiltà preistoriche, reperti etruschi provenienti dal territorio circostante, tesori celti, greci, egiziani e romani. Non un miscuglio di reliquie polverose, ma un moderno museo di manufatti esposti brillantemente.
Pinacoteca Nazionale
Fin dalla sua fondazione la Pinacoteca ha una missione unica: conservare opere di artisti che hanno vissuto e lavorato a Bologna e in Emilia-Romagna a cavallo fra il XIII ed il XIX secolo. Ognuna delle opere custodite nella galleria presenta una storia a se: alcune sono state ritrovate in vecchie cantine o recuperate dalle rovine di chiese e palazzi diroccati, altre furono addirittura “saccheggiate” durante le campagne napoleoniche in Italia, e solo
Mercato della Piazzola
La Piazzola è il più antico e famoso mercato all’aperto della città. Si tiene ogni Venerdì e Sabato dall’alba al tramonto, nell’enorme Piazza Mercato nel centro di Bologna, adiacente al Giardino della Montagnola. La Piazzola inizio nel 1251 come mercato di bestiame ed oggi vanta oltre 400 venditori ambulanti e artigiani che vendono proprio di tutto: oggetti d’artigianato, abbigliamento nuovo e usato, calzature, articoli per la casa, cosmetici e altro ancora.
Basilica di Santo Stefano
Parte del complesso delle Sette Chiese, si trova nella omonima piazza, impreziosita proprio dalla presenza degli altri ormai 4 edifici che ricalcano grosso modo lo stesso stile seppur di epoche differenti.
L’idea iniziale probabilmente era quella di “imitare” il San Sepolcro di Gerusalemme, ed infatti adiacente alla chiesa vi è la Basilica del Sepolcro, che insieme alla chiesa dei Protomartiri Santi Vitale e Agricola, alla Chiesa della Trinità e al Museo di Santo Stefano completano il complesso.
Basilica di San Domenico
Si tratta di uno dei luoghi di culto più importanti della città, e conserva i resti del santo fondatore dell’ordine nell’Arca di San Domenico.
Duecentesca, con facciata romanica e un rosone centrale, è a tre navate con diverse cappelle laterali. Reca all’interno opere di gran pregio di maestri come Filippino Lippi, Francesco di Simone Ferrucci, Ludovico Carracci. Tra le altre cose, nella basilica si trova anche l’organo che usò Mozart durante il suo periodo di studi proprio a Bologna.
Chiesa di Santa Maria della Vita
Piccola e non molto conosciuta, contiene al suo interno un’opera considerata fra i più grandi capolavori della scultura italiana: il “Compianto del Cristo Morto”, di Niccolò dell’Arca. Il gruppo scultoreo, realizzato nel 400, mette in mostra tutto il dolore e lo strazio nei volti dei protagonisti. Persino Gabriele D’Annunzio lo definì un “Urlo di Pietra”.
Di per sé, la chiesa duecentesca è considerata il più importante esempio di barocco bolognese. Sono visitabili, oltre al Compianto, il Museo e l’Oratorio.
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